1.6 milioni di bambini senzatetto ed affamati. Ma non è il Darfur, sono gli Usa.

di Enrico Oliari –

Quando si pensa ad un bambino povero, salta subito alla mente l’immagine del negretto dell’Africa subsahariana con la pancia gonfia di aria, le gambe esili e le mosche agli occhi: è il prodotto di una cultura occidentale che vuole i poveri e gli affamati là, lontani mille miglia da quelle coscienze che si riscattano già con l’elemosina dell’obolo via sms, piuttosto che con un impegno reale per un mondo socialmente più giusto ed equilibrato.
La dura realtà, tuttavia, riporta di notizie allarmanti provenienti da quei paesi dove la sporcizia viene nascosta sotto il tappeto, dove tutto è perfetto e super, salvo poi grattare la superficie dello specchietto per le allodole: secondo il rapporto del Centro nazionale per le famiglie senzatetto, diffuso ieri in Usa, un piccolo su 45, pari a 1.6 milioni in tutto il Paese, vive in rifugi per i poveri, all’interno di edifici abbandonati, in automobili e persino nei parchi, con una crescita negli ultimi quattro anni del 33 per cento. Il dato si riferisce a bambini e a ragazzi con meno di 14 anni ed il 42 per cento di loro, quasi la metà, ha meno di sei anni.
Le cifre si alzano in modo vistoso nel momento in cui si prende come parametro non più il senzatetto inteso come tale, bensì la persona che più generalmente si trova al di sotto della soglia di povertà: secondo l’Istituto di statistica dell’Ue, l’Eurostat, sono quasi 36,5 milioni i cittadini americani che si trovano in una situazione di indigenza e di questi ben il 17,4 per cento hanno meno di 18 anni.
Sempre negli Usa sono ormai 47 milioni gli abitanti a non potersi permettere l’assistenza sanitaria, tasso che si presenta in costante crescita con punte di incremento, dal 2005 al 2007, di 2.200.000 cittadini americani in un solo anno.
A riportare i dati sono, ovviamente, fonti estere, poiché sia la stampa statunitense che i politici a stelle e strisce stragi urano che le cose nel Paese dello zio Sam continuano ad essere perfette.
E un po’ come vedere i telefilm americani alla tv, dove tutti sono snelli ed agili, ma poi,scendendo dalla scaletta dell’aereo a New York piuttosto che a San Francisco, ci si rende conto di rotondità evidenti e piuttosto ingombranti.
D’altro canto la bugia del ‘Paese delle libertà’ si è improvvisamente eclissata nel momento in cui  centinaia di newyorkesi, impegnati nelle pacifiche manifestazioni dell’Occupied Wall Street, sono state arrestate e malmenate dalla polizia: se non vi fossero stati i grattacieli ed il marcato accento slang, si sarebbe pensato alle scene di un film di repertorio di un paese del blocco sovietico. D’altronde è essenziale per gli Usa e per la politica estera tenere alta la linea e mostrare urbi et orbi che là, nella terra del capitalismo, le cose vanno sempre bene. Madama la marchesa.