2017: il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo

di Francesco Cirillo –

La crisi economica che ha colpito l’Italia in questi anni ha costretto i diversi governi che si sono succeduti tra il 2011 e il 2016 a tagliare le spese in diversi settori non risparmiando neanche quello dello Forze Armate. Nonostante la crisi le nostre forze mantengono ancora oggi un alto tasso di professionalità dei propri reparti. Tra il 15 e il 25 novembre, nei pressi di Taranto, si è svolta un’imponente esercitazione militare a cui hanno preso parte unità delle tre armate, Esercito, Marina e Aeronautica Militare. L’esercitazione, definita Mare Aperto, ha attuato diverse simulazioni di sbarco anfibio che ha visto la collaborazione tra i reparti del reggimento San Marco ,degli Incursori di Marina e dei battaglioni della “Serenissima”.
Il ruolo militare dell’Italia è improntato ad operazioni di sicurezza interna e al mantenimento della pace internazionale nelle operazioni di peacekeeping dell’ONU. Lo scoppio della crisi Libica e il risorgere delle tensioni nei Balcani (Bosnia e Kosovo) costringono Roma a dover cambiare radicalmente la propria strategia geopolitica nel Mediterraneo. La guerra civile libica, scoppiata nel 2014, ha spinto il nostro paese a scendere in campo. Nel mese del 2015 abbiamo appoggiato e ottenuto nel contesto ONU la creazione di un governo di unità nazionale retto dal presidente Fayez al-Serraj. insediatosi a Tripoli nel 2016. Nonostante la creazione del governo di unità nazionale, il paramento “di Tobruk”, de facto influenzato dal generale Khalifa Haftar, ha bocciato la fiducia, applicando un pericoloso stallo al processo di riunificazione.
Sempre nel 2016 si è venuto a sapere della presenza di unità italiane appartenenti alle forze speciali degli incursori del Comsubin, del nono reggimento Col Moschin, del 17mo stormo incursori dell’Aeronautica Militare e del Gis dei Carabinieri. I commando sono partiti diversi mesi fa, forse tra febbraio e marzo, per svolgere operazioni a Tripoli, Misurata e Bengasi. Ma non a Sirte.
Una conferma in questo senso è arrivata ad agosto 2016, anche dal generale Mohamed el-Ghasri, ufficiale delle milizie impegnate contro la roccaforte dello Stato Islamico, “Non ci sono forze speciali italiane presenti a Sirte. Siamo però favorevoli ad ogni tipo di aiuto da parte dell’Italia”. Questa notizia ha scatenato la protesta delle forze politiche dell’opposizione (Forza Italia, Sinistra Italiana e M5S). Ad autorizzare l’uso delle forze speciali è stato direttamente palazzo Chigi grazie a una normativa approvata lo scorso novembre dal parlamento che consente al premier di schierare i corpi speciali a supporto delle operazioni d’intelligence all’estero.
In questo caso i militari non dipendono dalla Difesa ne’ dalla coalizione internazionale che sostiene il governo libico, ma rispondono direttamente alla catena di comando degli 007 e godono, per tutta la durata dell’operazione, delle stesse garanzie riconosciute agli appartenenti ai servizi segreti. Il governo può, ad esempio, porre il segreto di Stato davanti alla richiesta di un giudice oppure autorizzare a quelle forze di compiere alcuni “reati”. La legge prevede inoltre che palazzo Chigi, entro 30 giorni dalla chiusura dell’operazione, comunichi al Copasir modalità e tempistica dell’utilizzo dei corpi speciali: il documento, classificato top secret, è stato inviato nei giorni scorsi al Comitato e dunque le operazioni svolte dai nostri commando dovrebbero risalire al mese di luglio 2016.
Nel periodo che va da fine agosto ed ottobre 2016 l’Aeronautica Militare compie diversi ponti aerei per trasportare i soldati libici feriti, fedeli al governo di Tripoli, negli ospedali militari in Italia. Nel mese di ottobre al-Serraj chiede sostegno logistico all’Italia. Roma decide di inviare un contingente di 300 militari dell’esercito, composto da unità della Folgore, con il compito di proteggere la task force medico-sanitaria italiana e l’ospedale da campo di stanza nella città di Misurata. In Libia è stata confermata la presenza di altre unità militari di altre potenze straniere, ovvero unità speciali francesi, britanniche e statunitensi.
Oltre sulla Libia, Roma mantiene un occhio di riguardo anche sui Balcani occidentali, principalmente al Kosovo. La tensione creatasi tra Belgrado e Zagabria per la questione della repubblica serba di Srpska, entità autonoma serbo-bosniaca, porterebbe ad un ulteriore peggioramento della già delicata situazione delle relazioni.
Altro fardello della regione balcanica è la sicurezza e la prevenzione dal radicalismo islamico in Bosnia e in Albania. Roma vede nel rientro dei combattenti bosniaci ed albanesi, appartenenti allo Stato Islamico, come ad un pericolo per la sicurezza nazionale.
L’Italia osserva con attenzione i rapporti con le nazioni dei Balcani occidentali, principalmente la Croazia e la Serbia, ed è il maggior sponsor dell’integrazione euro-atlantica di Zagabria. Nei Balcani il nostro paese tiene stretti rapporti con la Serbia in ambito economico e nel settore giudiziario dove la magistratura italiana supporta quella serba per aggiornare il sistema giudiziario per affrontare i nuovi crimini e il terrorismo di matrice islamica.
Altro fardello della politica estera nel Mare Nostrum è il rapporto con l’Egitto, incrinatosi a causa della morte dell’attivista italiano Giulio Regeni, ucciso da personaggi ancora senza nome e volto appartenenti, secondo alcuni attivisti di Amnesty, ai servizi segreti egiziani.
Il nostro paese ha un rapporto privilegiato con il Cairo, incentrato sullo sviluppo energetico. Dall’agosto del 2015 il Cairo ha concesso all’Eni lo sviluppo del giacimento di Zohr che contiene un’enorme riserva di gas fino ad ora mai scoperta nel mar Mediterraneo.
Il 2017 sarà un anno importante per il nostro paese. Siamo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come membro non permanente, celebreremo nella capitale i sessant’anni dei Trattati di Roma con cui nacque l’Unione Europea e saremo alla guida del G7 che si terrà a Taormina, in Sicilia nel maggio del 2017. Ora come non mai il nostro paese deve assumere una politica estera incentrata a proteggere gli interessi italiani nel Mediterraneo.