Catalogna. Rajoy fa scattare l’articolo 155, ‘Tornare alla legalità, recuperare la normalità e la convivenza’

di Guido Keller

Come da programma e quindi non in modo immediato, si è tenuto a Madrid il Consiglio dei ministri al termine del quale il premier Mariano Rajoy ha annunciato che si procederà con l’applicazione l’articolo 155 della Costituzione, che di fatto commissaria la Regione autonoma della Catalogna. Quella del governo è una richiesta che ora, secondo procedura, viene girata al Senato, ovvero viene chiesto ai senatori di procedere “alla rimozione del capo della Generalitat, dei consiglieri e dei vicepresidenti che formano il governo della Catalogna”.
D’altro canto le risposte arrivate dal presidente della Catalogna, Carles Puigdemond, sono apparse tutt’altro che soddisfacenti, in particolare quella se avesse dichiarato o meno nel Parlamento regionale lo scorso 10 ottobre l’indipendenza della regione. Per Madrid sarebbe bastato un sì o un no, ma Puigdemond ha articolato frasi sibilline spiegando che l’indipendenza c’è, ma è sospesa alla ricerca di un dialogo.
La posizione di Puigdemond è meno forte di quello che appare, innanzitutto perché si appoggia su un referendum discutibile non solo perché bocciato dalla Corte costituzionale, ma anche perché vi hanno preso parte il 43% degli aventi diritto, in una confusione burocratica, dovuta anche al sequestro dei materiali e alla repressione della Guardia Civil, che ha visto catalani votare anche quattro volte. A questo si aggiunge il fatto che a Puigdemond non è arrivato il sostegno sperato dall’Unione Europea in nome del diritto all’autodeterminazione dei popoli, come pure va considerato che difficilmente la Spagna non porrebbe il veto all’entrata di un’ipotetica “Repubblica di Catalogna” nella Casa comune. Poi, come se non bastasse, vi è stata ed è tutt’ora in corso la fuga delle aziende anche importanti come gruppi bancari ed energetici, già 900, cosa che smentisce le rassicurazioni date all’elettorato dal capo della Generalitat.
Puigdemond ha anche rifiutato la soluzione offerta da Rajoy, ovvero di dimettersi e di andare a elezioni anticipate, cosa che avrebbe bloccato l’avvio della procedura di scioglimento forzato secondo l’articolo 155 della Costituzione, la prima applicazione del genere nella storia della Spagna moderna. Anzi, schivo del rischio di essere arrestato e condannato per sedizione, ha ammonito che se “le autorità spagnole non fermeranno la repressione” ed applicheranno l’articolo 155 della Costituzione, che di fatto scioglie il governo regionale e commissaria la regione, l’indipendenza verrà ufficialmente dichiarata.
Rajoy ha oggi spiegato che “Non era quello che volevamo, ma nessun governo può accettare che la legge venga violata”, poiché siamo davanti a “Una situazione dovuta alla scelta da parte della Catalogna di cercare lo scontro avviando un processo unilaterale e illegale. Hanno obbligato così il governo ad accettare un referendum indipendentista che il governo non poteva accettare”. Per Rajoy è necessario “Tornare alla legalità, recuperare la normalità e la convivenza, continuare con la ripresa economica e andare a nuove elezioni in Catalogna”. Il premier ha voluto precisare che l’applicazione dell’articolo 155 non abolisce le istituzioni catalane ne’ l’autonomia della Regione, bensì annulla le cariche di “coloro che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge”.
A Barcellona intanto continuano a susseguirsi le manifestazioni per chiedere il rilascio di Jordi Sanchez e di Jordi Cuixart, rispettivamente leader di Asamblea Nacional Catalana e di Omnium Cultural, le due principali associazioni indipendentiste promotrici della consultazione referendaria, nonché degli altri 14 funzionari arrestati. In testa al corteo lo stesso Puigdemont, che alle notizie arrivate da Madrid ha commentato che intende resistere al “colpo di Stato”, al “peggior attacco alla Catalogna dai tempi del dittatore Franco”.