A Bruxelles Europa ed Africa insieme per una nuova partnership. Tajani, ‘E’ tempo di un nuovo inizio’

di Vanessa Tomassini
BRUXELLES. “Per molti anni l’Unione non ha guardato all’Africa con l’attenzione dovuta. Spesso ci siamo voltati dall’altra parte, incuranti delle emergenze umanitarie, climatiche, di sicurezza, stabilità, che affliggono il continente. Senza maturare una reale consapevolezza del nostro primario interesse strategico per l’Africa. L’Europa si è mossa in ordine sparso, con una pluralità di voci dissonanti, perseguendo interessi e agende diverse. La conseguenza è stata un percorso lastricato di buone intenzioni, ma con molte opportunità mancate e scarsi risultati”. Ha aperto così il suo discorso il presidente Antonio Tajani in un’aula parlamentare gremita tanto europea quanto africana in occasione della conferenza di alto livello sull’Africa, in scena ieri a Bruxelles. Nei primi banchi “i cari amici africani”, con i copricapo tradizionali bianchi e le coloratissime vesti delle signore che si sono mescolati perfettamente a tailleur e completi in giacca e cravatta che siamo soliti vedere nei palazzi delle istituzioni europee. “La globalizzazione e i flussi migratori hanno dimostrato che alzare muri o barriere non è la soluzione. I problemi dell’Africa sono anche i problemi dell’Europa. È tempo di un nuovo inizio, prima che sia troppo tardi. I nostri legami vanno oltre la prossimità geografica. Condividiamo interessi e sfide comuni. Entro il 2050 la popolazione africana raddoppierà superando i 2,5 miliardi. Questa esplosione demografica può essere un problema, ma anche un’opportunità. Desertificazione, carestie, pandemie, terrorismo, disoccupazione, malgoverno, alimentano l’instabilità e contribuiscono a un’immigrazione fuori controllo”, ha sottolineato il presidente Tajani, aggiungendo che “le nuove generazioni si sposteranno verso l’Europa, in cerca di speranza e futuro, magari attratti dalle immagini viste in TV o su internet di quella che appare loro come la terra del Bengodi. È urgente dar loro prospettive per restare e contribuire a risollevare la loro terra”.
Tuttavia il capo del parlamento Ue ha ricordato che gli europei “vogliono un’Unione più forte, capace di gestire flussi migratori e garantire sicurezza. Ci chiedono di difendere i nostri valori, accogliendo i rifugiati, tutelando la dignità delle persone. Ma anche di essere fermi nel respingere chi non ha diritto a venire in Europa”. Sarebbe impensabile, soprattutto dopo i fatti recenti, pensare di assistere “impotenti a flussi migratori incontrollati, a migliaia di morti nel deserto o nel mare, a mercanti di esseri umani, alla disperazione di chi nel XXI secolo non riesce a nutrire o curare i propri figli”. Secondo Tajani le politiche europee punteranno nell’immediato a rafforzare il controllo sulle frontiere, a gestire meglio le richieste di asilo, i respingimenti e i rimpatri. “L’Unione deve investire risorse analoghe a quelle utilizzate per la rotta dei Balcani per chiudere i corridoi del Mediterraneo centrale, promuovere stabilità e lotta al terrorismo. Questi fondi vanno spesi in Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Niger, Ciad o Mali”, ha precisato.
D’accordo su questa linea anche gli ospiti d’onore che hanno preso la parola, tra cui il presidente della Repubblica Centrafricana Faustin Archange-Touadéra, il presidente del parlamento panafricano Roger Nkodo Dang, il ministro degli Affari Esteri del Mali Abdoulaye Diop. Un intervento ha particolarmente riscosso il consenso della platea quello della vice presidente ed Alto Rappresentante Ue, Federica Mogherini, che mentre parlava di migranti e di Libia è stata interrotta da un fragoroso applauso. Parlando di Libia, al centro in questi giorni di una particolare attenzione mediatica, la Pesc ha detto che “Non possiamo ignorare le relazioni sul trattamento disumano dei migranti in Libia. Sfortunatamente – ha sottolineato – questo non è niente di nuovo, e come italiana – lo so, Antonio Tajani, ha vissuto lo stesso – abbiamo sentito tante storie di migranti, e in particolare di donne che arrivano sulla costa di Lampedusa raccontandoci storie di schiavitù. E sono anni che come europei – prima devo dire di più come italiani – dobbiamo affrontare la drammatica situazione dei nostri fratelli e sorelle africani che sono in schiavitù in quei centri. E questo è il motivo per cui sono anni che abbiamo lavorato duramente per cercare di salvare vite, proteggere le persone, smantellare le reti criminali. Ma, ogni volta che abbiamo nuove ondate di notizie, nuove ondate di rapporti che escono, è un momento triste”. Mogherini ha confermato l’impegno europeo affinché i centri di detenzione in Libia vengano chiusi, come aveva già detto alcuni mesi fa. Ha poi spiegato che per fare ciò l’Ue sta lavorando con le Agenzie delle Nazioni Unite, con l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), “affinché possano lavorare in Libia e lungo tutto il percorso”. “Grazie al nostro supporto – ha precisato l’Alto Rappresentante – a partire dal nostro sostegno finanziario, ora stanno salvando vite e migliorando le condizioni di vita di migliaia di uomini, donne e bambini africani, in Libia e lungo le rotte”. Ha poi aggiunto che “insieme alle agenzie delle Nazioni Unite forniamo loro anche l’opportunità di scappare da tutte quelle sofferenze, entro la fine di quest’anno, avremo aiutato, in soli dodici mesi 15mila fratelli e sorelle africani a tornare dalla Libia, da questi campi di detenzione, ai loro paesi d’origine, alle loro comunità locali, con anche il supporto finanziario per iniziare una nuova vita, iniziare la propria attività economica o apprendere un nuovo lavoro. So che 15mila sono una goccia nell’oceano, ma è la prima volta che lo facciamo. E penso che, se uniamo le forze, possiamo sicuramente migliorare questo lavoro”.
È stata proprio “insieme” la parola più utilizzata durante questa conferenza sull’Africa, che ha sancito una nuova partnership non solo nella gestione dei flussi migratori, nella lotta al terrorismo e nelle problematiche legate al boom delle nascite, ma anche un partenariato per reagire alla sfida dei cambiamenti climatici e per una sicurezza sostenibile. Insieme Europa ed Africa possono avere un futuro radioso, fatto di crescita, investimenti – soprattutto nelle nuove energie eco-sostenibili – che andranno a generare nuovi posti di lavoro. Molti giornalisti sia europei, soprattutto il gruppo italiano, ma anche africani hanno rivolto in conferenza stampa i propri dubbi e le proprie incertezze, come una giovane africana che a Tajani ha chiesto “ma come pensate di farlo?” Ecco, questo “come” risulta ancora poco chiaro, ma l’importante è iniziare. “È un nuovo tipo di partnership che iniziamo non solo per la nostra gente, ma per il mondo intero – ha dichiarato Federica Mogherini -: qui condividiamo una responsabilità per l’umanità”. Un vertice, quello svoltosi a Bruxelles, che rappresenta solo l’inizio. Per ora “vive l’Afrique, viva l’Europa!”.

Nella seconda foto Antonio Tajani; nella terza foto il presidente del parlamento panafricano Roger Nkodo. (Foto notizie Geopolitiche).