Afghanistan. Mattis in visita per tentare la pace con i talebani

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Visita a sorpresa in Afghanistan del segretario alla Difesa Usa, Jim Mattis, il quale sta puntando ad un processo di pace che coinvolgerebbe talebani e governo di Kabul. Un’operazione tutt’altro che semplice, se si pensa che se c’è la disponibilità di Ashraf Ghani ad aprire il tavolo delle trattative, i talebani punterebbero a bypassarlo per trattare direttamente con gli Usa.
Ghani vuole subordinare infatti i colloqui al riconoscimento da parte dei talebani della Costituzione del 2004, come pure della loro trasformazione in partito politico, ma la cosa continua a suonare agli insorti come una sorta di resa, per cui al momento si rifiutano di trattare con lui.
Dopo anni di guerra e di bombardamenti e nonostante la presenza in Afghanistan di 100mila militari statunitensi e di altri 40mila di paesi alleati, la situazione sembra infatti non essere variata: non potendo parlare, almeno ufficialmente, di sconfitta militare, il Pentagono punta a portare a casa la riappacificazione e, come Mattis ha spiegato oggi, “ci stiamo dirigendo verso una vittoria in Afghanistan”: “La vittoria sarà una riconciliazione politica”, “non una vittoria militare”. Già in giugno lo stesso capo della Difesa aveva ammesso che gli Usa “non hanno vinto” contro i talebani in Afghanistan.
Mattis ha poi constatato che “Può darsi che non riusciremo a mettere assieme tutti i talebani in un solo colpo, questo forse sarebbe chiedere troppo. Ma ci sono elementi chiaramente interessati a parlare al governo afgano”.
La realtà è che gli Usa non sanno come uscire dal pantano afgano, per cui si starebbe tentando la via politica al fine di stabilizzare il paese così com’è (il presidente afgano viene soprannominato “Il sindaco di Kabul), di cantare vittoria e soprattutto di svincolarsi da una crisi durata anche troppo.
In Afghanistan sono oggi aperti tre fronti, con l’Isis che si sta affermando attraverso sanguinosi attacchi al fine di prendere il controllo di parti del paese e quindi di allargare la sua potenza di azione ai paesi limitrofi dell’Asia centrale.