Afghanistan. Mentre gli stati Uniti si ritirano, talebani, Iran e Daesh avanzano

di Vanessa Tomassini –

L’Afghanistan viene definito il “cimitero degli imperi”, in quanto nessun governo è riuscito a trovare una soluzione di successo a quello che sembra diventare sempre con maggior forza come base per la galassia jihadista globale.
Malgrado l’impegno del presidente americano Donald Trump, che dopo l’insediamento ha subito le pressioni dei suoi generali per l’invio di nuove risorse, la situazione resta ad oggi una delle più ‘grosse sconfitte per l’occidente’, come l’ha definita Jean-Pierre Perrin, autore del libro che riassume la storia dell’Afghanistan dal IV secolo a.C, “Le dijhad contre le rève d’Alexandre”.
Proprio due giorni fa nella capitale, Kabul, un attentatore suicida si è fatto esplodere a bordo di un’auto carica di esplosivo nell’ottavo distretto di polizia del Paese. Secondo alcuni testimoni oculari intorno alle 11,20 del mattino il jihadista, essendo stato scoperto dagli agenti di sicurezza locale (ALP), ha innescato l’ordigno ferendo tre civili e quattro agenti. Come da copione, l’attentatore è morto sul colpo.
Attacchi di questo tipo non sono una novità in Afghanistan. La scorsa settimana durante un attacco nella provincia di Sar-e Pul, nella regione nord del Paese, sono stati uccise circa 60 persone tra cui donne e bambini e 7 membri delle forze Alp. Sempre due giorni fa 235 civili che erano stati tratti in ostaggio sarebbero stati rilasciati. Anche se non è ancora chiaro chi siano gli autori dell’attacco, alcuni media occidentali hanno ipotizzato una collaborazione tra talebani e miliziani dell’esercito islamico di Daesh, fino ad oggi nemici.
Tale cooperazione risulterebbe essere al quanto improbabile, sia per la grande presenza di gruppi talebani nella parte settentrionale e nord orientale della regione, sia per il fatto che essi hanno dimostrato da sempre la volontà di eliminare qualsiasi gruppo rivale. Tuttavia, secondo un analisi dell’Afghanistan Analysts Network (AAN) che racchiude il pensiero di diversi esperti ed analisti con base a Kabul, (https://www.afghanistan-analysts.org/publication/aan-thematic-dossier/thematic-dossier-xv-daesh-in-afghanistan/), i combattenti Isis troverebbero simpatie tra i combattenti più giovani, ispirati da idee salafiste, spesso attratti dall’idea jihadista per via dei loro problemi di finanziamento e approvvigionamento, inoltre alcuni comandanti locali “avrebbero trovato opportuno un’alleanza con Daesh, o almeno avrebbero vagliato questa opzione”. Nel report si fa riferimento in particolare al comandante Ghazanfar. Questo, secondo alcune fonti vicine ai talebani, si legge nell’analisi, avrebbe visitato il comandante affiliato a Daesh, Qari Hekmat nel distretto di Qush Tepa di Jawzjan. Hekmat, originario dell’Uzbekistan, è un ex comandante talebano, “che era stato espulso dal movimento dopo una disputa sulla tassazione con il governatore provinciale di ombre talebane e sequestri non autorizzati”. Una volta espulso Hekmat avrebbe giurato fedeltà all’autoproclamato Califfo. Esso controlla in gran parte il distretto di Qush Tepa, anche il New Yourk Times ha ipotizzato che Ghazanfar abbia dichiarato fedeltà a Daesh.
La grande presenza talebana nel Paese ha fatto importanti incursioni in una serie di zone strategiche, soprattutto nella provincia settentrionale di Baghlan. Negli ultimi due anni sono riusciti a bloccare le strade pubbliche, compromettendo le forze di sicurezza nazionali afghane, psicologicamente e fisicamente. Tali scenari, che rappresentano una minaccia sempre più grande alla stabilizzazione del Paese, hanno portato lo stesso Donald Trump a dichiarare che sarebbe pronto a ritirare molti generali dell’esercito operante in Afghanistan, in quanto “l’America non è in grado di vincere questa guerra”. Una guerra lunga sedici anni che ha fatto registrare, tra le parti, oltre 150mila vittime.
Se gli Stati Uniti dovessero ritirarsi, l’Arabia Saudita e il Pakistan resterebbero i principali giocatori, anche se non è da sottovalutare il ruolo dell’Iran, che sarebbe pronto a trasformare l’Afghanistan a suo favore. Ali Vaez, analista senior di Iran per International Crisis Group, ci ha detto “l’Iran è una potenza regionale che sta portando avanti i suoi interessi strategici. Ieri i talebani erano i loro peggior nemici in Afghanistan. Oggi è l’Isis, e contro questo i talebani possono servire da alleato tattico”. Di certo l’Iran, potrebbe trarre un enorme vantaggio in Afghanistan e nella regione da questa alleanza, soprattutto dopo che l’Occidente ha eliminato l’altro suo nemico giurato sul secondo confine: Saddam Hussein in Iraq.

Vanessa Tomassini – www.laintervista.eu