Al via il Jefta, il trattato di libero scambio Ue-Giappone

In Italia Di Maio dà il via libera, nonostante l’accordo di governo e il “no” al Ceta.

di Guido Keller

Il protezionismo e i dazi di Donald Trump vanno in controtendenza rispetto a un mondo globalizzato, ed oggi a Tokyo il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier giapponese Shinzo Abe hanno sottoscritto l’accordo di libero scambio Ue – Giappone “Jefta” (Japan-Eu Free trade agreement) che permetterà di abbattere un miliardo di euro l’anno di imposte sulle merci. Già oggi il Giappone è il secondo partner commerciale dell’Unione Europea e l’export verso il paese ammonta a circa 58 miliardi di euro di beni e a oltre 28 miliardi di servizi, realtà che dà lavoro a 600mila europei. L’export dell’Italia verso il Giappone, il secondo nell’Ue dopo la Germania, è invece pari a 2,4 miliardi di euro e secondo la Commissione impegna 14.921 aziende e 88.806 lavoratori italiani, in particolare nell’agroalimentare.
Abbattimento o riduzione dei dazi quindi, ma anche disponibilità del Giappone a tutelare diversi prodotti Doc, Dop e Ig nonché a ritirare dal mercato i prodotti contraffatti o quantomeno che siano confezionati (si pensi al “Parmesan”) in modo che il consumatore non sia tratto in inganno e sia messo in grado di sapere di non acquistare un prodotto originale. In cambio le auto giapponesi come le Suzuki, le Mitsubishi, le Nissan le Toyota, le Mazda, le Honda le Subaru ecc. arriveranno senza imposizioni doganali.
Con il Jefta l’Unione Europea conta di incrementare gli scambi di almeno il 20 per cento implementando i settori chiave, come l’agroalimentare e l’automobilistico, ma vi sarà anche la protezione del copyright, la Federazione dell’industria musicale italiana spiega che “la produzione europea godrà degli stessi termini di protezione esistenti in Europa”, come pure lo scambio continuo di flussi di dati generati sulla rete con però lo standard europeo di protezione della privacy, per cui Juncker ha osservato che “Con questo accordo l’Ue e il Giappone affermano che, nell’era digitale, vanno di pari passo la promozione di standard elevati di privacy e la promozione del commercio internazionale”.
Le critiche al Jefta mosse da diverse organizzazione ed associazioni come Greenpeace riguardano il venir meno di alcuni principi che qualificano il commercio europeo (trasparenza, sostenibilità, coerenza con gli accordi multilaterali, principio di precauzione, migliorare gli standard ambientali e sociali, impatto della produzione, accesso giusto ed equo alla giustizia, cooperazione regolatoria, protezione delle economie del Sud del mondo e valutazione indipendente), ma in Italia la polemica è anche politica, con il via libera del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio nonostante il contratto di governo Lega – 5Stelle contrario ad accordi commerciali del genere e soprattutto l’annunciata contrarietà alla firma del Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada. Fino ad oggi le giustificazioni prodotte da Di Maio appaiono come quelle di chi si arrampica sugli specchi. Anche perché il “Parmesan” è venduto tanto a Tokyo quanto a Toronto.

L’accordo è disponibile al sito http://trade.ec.europa.eu/doclib/press/index.cfm?id=1684.