Libia. Alfano riceve Salamé, ‘l’Onu deve prenderne la leadership’. E dà una stoccata a Macron

di Enrico Oliari –

L’inviato dell’Onu per la crisi libica Ghassan Salamé ha incontrato a Roma il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il premier Paolo Gentiloni per fare il punto su quanto avviene al di là del Mediterraneo, dopo quasi sei anni di conflitto, due governi in contemporanea e 135 tribù divise, di fatto nazioni sé stanti pure esse.
Lo scopo di Salamé, che è il terzo inviato dell’Onu dopo Bernardino Leon e Martin Kobler, è stato quello di ribadire al governo italiano il pieno appoggio al lavoro diplomatico e all’impegno per il problema migranti che sta compiendo l’Italia, e sulla missione navale in Libia ha constatato che “Siamo sulla strada giusta per vincere una sfida che coinvolge tutti quanti”. Salamé ha ammesso di sapere “che ci sono state discussioni in Libia”, ma si è detto convinto che “la cooperazione e la trasparenza tra Italia e Libia siano il modo più costruttivo” per affrontare la questione, anche perché “ogni Paese ha il diritto assoluto di controllare i suoi confini e il modo migliore è la cooperazione con i paesi limitrofi”. Proprio stamane il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha approvato la missione italiana nelle acque libiche.
Da parte sua Alfano ha sottolineato di essere “contrario a ogni derby tra rigore e umanità, tra regole e solidarietà, tra sicurezza e diritti umani”, e si è detto convinto della necessità di rispettare e garantire la salvezza dei migranti presenti in Libia come di quelli che sbarcano in Europa.
I due hanno parlato poi degli aspetti politici: Salamé è reduce dell’incontro palesemente fallimentare organizzato a Parigi il 25 luglio dal presidente Emmanuel Macron, al quale hanno preso parte il premier del governo riconosciuto “di Tripoli” Fayez al-Sarraj e l’uomo forte “di Tobruk”, Khalifa Haftar. Un’iniziativa diplomatica autonoma, quella di Macron, che non ha concluso nulla come è stato per quella emiratina, “Troppi negoziati e troppi negoziatori, troppi mediatori e troppe mediazioni, con zero risultati finali”, ha commentato Alfano.
“Serve una reductio ad unum dei formati negoziali in Libia, l’Onu deve prenderne la leadership”, ha dichiarato il ministro Alfano, per il quale va reso centrale il ruolo dell’inviato dell’Onu.
Salamé ha quindi ravvisato la necessità di aprire un dialogo a 360 gradi in Libia, “bisogna parlare con tutti i libici, con tutte le regioni del Paese”, “non soltanto con politici”, ma anche “con rappresentanti della società civile, giovani e donne”. Compreso il generale Haftar, che “ho incontrato per due ore quando è stato lì”, a Parigi. Sul ruolo politico che Haftar vorrebbe avere (si tratta di uno degli ostacoli alla ripresa dei rapporti fra i due governi), l’inviato dell’Onu ha ricordato che “ogni libico ha diritto di decidere quale posizione perseguire, non spetta a me decidere chi deve avere un ruolo politico in Libia e chi no”: “sarebbe poco realistico per il rappresentante speciale dell’Onu ignorare questa forza in questa Parte del paese”.
Ricevendo poi l’inviato dell’Onu a Palazzo Chigi, il premier Paolo Gentiloni ha ribadito che “Autorità libiche più forti renderanno più efficace l’impegno comune contro i trafficanti di esseri umani”. Il premier ha sottolineato la necessità di una spinta delle Nazioni Unite alla stabilizzazione del Paese.