Angola. Lourenço presidente in pectore, ritorno al passato?

di Valentino De Bernardis –

Con il conteggio delle schede ancora in corso nelle zone remote del paese, e quelle colpite dalle inondazioni, si procede lentamente alla chiusura della tornata elettorale iniziata lo scorso 23 agosto. Un appuntamento molto atteso con cui si è provveduto al rinnovo del corpo legislativo e della presidenza del paese, in cui per la prima volta in circa quarant’anni non ha preso parte il presidente della repubblica uscente José Eduardo dos Santos.
Un passaggio di consegne che per moltissimi aspetti si potrebbe definire storico, presumibilmente senza troppi strappi, dovuto principalmente ai problemi di salute del padre padrone dell’Angola, le cui apparizioni in pubblico sono state molto limitate negli ultimi anni.
Una debolezza fisica dell’uomo-stato gestita ad ogni modo con determinazione e visione politica, non lasciando alcuno spiraglio di manovra per le opposizioni di poter usurpare il lungo dominio del People’s Movement for the Liberation of Angola-MPLA alla guida delle istituzioni angolane.
La campagna elettorale ha rappresentato per il MPLA la possibilità i rilanciare la propria immagine, ingrigita da tre anni di forte crisi economica che ha ridotto le sovvenzioni statali in molti ambiti, accentuato la sperequazione sociale e di conseguenza mettendo in ginocchio enormi fasce della popolazione, sopratutto giovanile.
Calo di popolarità dimostrato, nonostante la sicura vittoria del MPLA, dalle proiezioni del Comitato Elettorale Nazionale, che assegnerebbe al partito di governo circa il 64% delle preferenze, con una contrazione dell’8% dalle elezioni generali del 2012, quando il paese poteva contare su una congiuntura economica positiva grazie ai profitti dell’estrazione e commercializzazione degli idrocarburi da cui continua a dipendere per circa il 90% delle entrati statali.
Con i risultati ufficiali ancora lontani dall’essere proclamati (attesi presumibilmente entro la prima metà di settembre), a farsi carico dell’eredità politica di dos Santos e di una crisi economica ancora non risolta, sarà chiamato il ministro della difesa uscente, e veterano della guerra civile, João Lourenço. Scelto in prima persona direttamente da dos Santos alla propria successione dopo lunghe trattative all’interno del partito, dovrebbe nel medio periodo riuscire a tenere unito il MPLA ed evitare scissioni di difficile gestione. Su quest’ultimo punto sarà interessante capire quale sarà il ruolo che dos Santos e la sua famiglia vorranno giocare nell’Angola del domani. Se vi sarà progressivamente un ritiro completo dalla vita politica attiva (difficile da credere), oppure se useranno la loro capacità persuasiva per indirizzare il futuro governo nella direzione da loro più auspicata (molto più probabile). Difatti con il controllo indiretto delle casse dello Stato, con Isabel dos Santos con interessi sparsi dalla telecomunicazione all’industria alla finanza, e il figlio José Filomeno alla testa del fondo di intendimento nazionale stimato in circa 5 miliardi di dollari, la necessità di essere “consultati” sarà tutt’altro che remota.
Sullo sfondo del voto di fine agosto, a metà strada tra una normale tornata elettorale e un congresso allargato di partito (cioè del MPLA) c’è l’opposizione, destinata a rimanere ai margini della vita politica angolana. La netta presa di posizione dell’UNITA (National Union for the Total Independence of Angola) che oltre a denunciare brogli ha deciso di non voler riconoscere le proiezioni che assegnano circa 150 seggi parlamentari su 220 al MPLA, è andata a cozzare con il parere positivo degli osservatori internazionali circa la regolarità del voto, relegandoli di fatto ad altri cinque anni di opposizione.
Decisione parziale quella degli osservatori internazionali, che sebbene sia stata ripresa da Lourenço per rivendicare il proprio diritto di governare, parlando di una equa campagna elettorale e un processo di votazione, dall’altro non ha affrontato la questione più importate: il processo di conteggio dei voti. A pensare male la si potrebbe ritenere una dimenticanza voluta, ripeto a pensare male.

@debernardisv
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