Attentato a New York: facciamo il punto con Andrew Bringuel (Fbi)

a cura di Vanessa Tomassini

“Basta col politically correct nel rispondere al terrorismo. L’attentatore è un animale che ha fatto entrare altra gente negli Usa. Era il punto di contatto di almeno 23 persone. Chiederò al Congresso di porre fine alla lotteria della carta verde”. Sono state queste le parole del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all’indomani dell’attentato terroristico a New York. Nessuna organizzazione né una logistica particolarmente elaborata ha colpito il cuore della grande mela, Sayfullo Saipov, questo il nome del 29enne uzbeko, ha guidato un pick-up track sulla pista ciclabile adiacente alla Westside Ave per circa 17 isolati, circa un miglio, travolgendo pedoni e ciclisti nei pressi del World Trade Center. Il pick-up ha interrotto la sua corsa scontrandosi su uno scuolabus, sul quale viaggiavano alcuni ragazzi disabili, due dei quali sono rimasti feriti. Sei persone sono morte sul colpo, mentre altre 2 si sono spente in ospedale, mentre si contano oltre 12 feriti. A bordo del mezzo, noleggiato come a Barcelona qualche ora prima, sono stati trovati diversi coltelli che non sembra al momento siano stati utilizzati.
Il jihadista è stato ferito all’addome e fermato dagli agenti del dipartimento di polizia di New York (NYPD), che continuano ad interrogarlo nel letto del Bellevue Hospital, senza mostrare il minimo pentimento. Saipov, autista della società Uber, era giunto negli Usa nel marzo del 2010 con un visto del Diversity Immigrant Program che assegna la “green card”, ossia un permesso di soggiorno permanente. Si è detto “orgoglioso” del suo gesto in nome di Allah contro gli infedeli ed avrebbe “voluto uccidere ancora in nome dell’Isis”, confermando quel biglietto-rivendicazione, trovato sullo stesso pick-up insieme a 10-15 foglietti di carta con scritte in arabo che lodano l’operato “dello Stato Islamico di Siria ed Iraq”, su uno si legge “l’isis sopravviverà”. Gli inquirenti hanno subito perquisito la sua abitazione in New Jersey, cercando di scavare nella vita dell’uzbeko per capire se ha agito da solo, oppure se faccia parte di una cellula terroristica legata al sedicente stato islamico più estesa. Nella casa sono stati trovati video inneggianti alla jihad e secondo gli esperti l’uomo si sarebbe radicalizzato una volta arrivato in America, anche se resta da capire se i contatti che ha avuto sono stati in rete o se sia venuto in relazione ad elementi legati alla galassia jihadista nel suo ambiente.
Abbiamo chiesto un commento a caldo all’investigatore speciale della divisione sicurezza dell’Fbi, Andrew Bringuel, già direttore della Behavioral Science Unit, il quale ci ha detto che “Saipov è un altro esempio di una persona nella base di rischio che si muove da una violenta retorica e da un comportamento criminale radicalizzato. L’attacco rinnova il dibattito per l’immigrazione ristretta, sia che si tratti di un reato o di un atto di guerra, e se ci dovrebbero essere o meno dei divieti di viaggio nei confronti dei musulmani, ma dimostra veramente la vulnerabilità di vivere in una società aperta e la difficoltà di eliminare i problemi sociali o politici alla base dei crimini”. Riguardo alla dichiarazione di Trump, l’investigatore speciale ci ha detto che “il governo può rispondere senza sovraimpiegare o generalizzare la minaccia. Essere politicamente corretti in questo caso significa individuare, infiltrarsi e neutralizzare la minaccia dei criminali, nel rispetto dei diritti, della dignità e della cultura del diritto”. Ha poi aggiunto che “Il crimine non è meno scioccante degli omicidi di Las Vegas di Stephen Paddock, la differenza è che Saipov è vivo e risponderà per i suoi crimini premeditati, ha fornito un motivo chiaramente articolato per il suo crimine che ha favorito gli obiettivi sociali e politici di un gruppo terroristico noto”. Per quanto riguarda il comportamento dell’attentatore, Bringuel sostiene che “ci sono molteplici somiglianze superficiali con altri attori singoli come Omar Mateen e Esteban Santiago come l’età, la religione, un’ideologia progressivamente ristabilita, essendo influenzati dalla propaganda online prodotta da Daesh, ma ognuno di questi attori solitari è unico nel modo in cui hanno facilitato i loro crimini e quindi la polizia e i politici devono stare attenti a trarre conclusioni generali che non sono solo politicamente scorrette, ma anche operativamente imprecise”. Infine l’investigatore ci ha anticipato che “nei prossimi giorni e settimane la NYPD e l’FBI confermeranno se a Saipov sia stato fornito un aiuto materiale durante la fase di pianificazione, mobilitazione o azione di questo delitto”. “Sono sicuro – afferma a Notizie Geopolitiche – che i colleghi hanno già verificato la locazione del camion di Home Depot, così come si sta visionando qualsiasi video al momento in cui ha affittato il veicolo. Si sta battendo ogni strada per ricostruire i suoi collegamenti sociali, con il sequestro e l’analisi del suo computer e dei suoi telefoni cellulari”.
Anche secondo l’investigatore speciale, l’attentato ha riportato alla memoria dei Newyorkesi la ferita non ancora rimarginata dell’11 settembre. “Sono triste, è terribile”, dice una donna ai microfoni della Bbc, “abbiamo già passato il 2011, oggi sono scoraggiato” dice un altro uomo, mente sugli schermi passano le storie delle vittime, tra cui un gruppo di turisti argentini ed una giovane mamma con la sua bambina di due anni che stavano andando alla parata di Halloween, ignare di quello che stava per accadere loro. Si fa fatica a comprendere il perché, le ragioni di gesti che la nostra logica stenta a razionalizzare e sono forse proprio queste motivazioni che ancora non troviamo, o fingiamo di non vedere, a far sì che tali eventi si ripetano.

Nella seconda foto: Andrew Bringuel.