Azerbaigian. Solidarietà islamica non solo come slogan

Amb. Azerbaijan –

L’Azerbaigian aveva dichiarato il 2015 anno dell’agricoltura, a sottolineare l’importanza della diversificazione economica per il paese e di un settore in crescita continua, mentre il 2016 è stato l’anno del multiculturalismo, anch’esso tema portante di Baku, che fa della varietà culturale e della convivenza pacifica uno dei suoi elementi caratterizzanti. Allo stesso modo il 2017 era stato indicato anno della Solidarietà Islamica, e il 21 dicembre la capitale azerbaigiana ha ospitato la conferenza internazionale “2017 – Anno della Solidarietà Islamica: Dialogo Interconfessionale e Interculturale”, a completamento del percorso compiuto negli ultimi 12 mesi. Durante l’anno infatti sia l’Azerbaigian che altri stati hanno ospitato varie conferenze internazionali ed eventi dedicati al tema.
L’appuntamento del 21 dicembre è stato co-organizzato dall’Ufficio dei musulmani del Caucaso e dal Comitato di Stato per il lavoro con le organizzazioni religiose e ha visto la partecipazione di circa 150 persone tra rappresentanti istituzionali e religiosi da quasi 40 paesi, e capi e rappresentanti di 8 organizzazioni internazionali. Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha tenuto un approfondito discorso nel quale ha ricordato come l’Azerbaigian stia dando un grande contributo alla causa della solidarietà islamica. “Questo problema è una delle nostre priorità”, ha evidenziato, sottolineando che l’Azerbaigian non è solo un paese con una storia antica ma anche un’antica regione musulmana, come evidenziato dalla Moschea di Shamakhi Juma, costruita nel 743. Il popolo dell’Azerbaigian ha conservato i propri valori nazionali e spirituali nel corso dei secoli. I valori islamici sono parte integrante dei valori nazionali e spirituali. “La tranquillità e la comprensione reciproca osservate nella sfera religiosa nel nostro paese, l’unità tra i musulmani, la regolamentazione delle relazioni interreligiose ad alto livello – tutti questi sono fattori che rafforzano il nostro paese oggi”, ha proseguito, soffermandosi sull’analisi delle relazioni con i paesi musulmani che si sono sviluppate negli anni sia a livello bilaterale che trilaterale. L’Azerbaigian è un membro molto attivo dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, che ha adottato lo scorso anno, come ricordato dal presidente, un’importante risoluzione relativa all’aggressione dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Anche nell’ambito dell’ISESCO l’Azerbaigian opera con impegno, e già qualche anno fa Baku era stata dichiarata Capitale della Cultura Islamica, titolo vinto per il 2018 dalla città di Nakhchivan.
Il presidente non ha esitato a mettere in luce come la Solidarietà Islamica sia completa nel paese, e costituisca un elemento fondante dello stesso, non uno slogan. Il paese è considerato un modello in cui i rappresentanti di tutte le religioni godono di uguali diritti, non ci sono discriminazioni e questa è considerata una risorsa.
Il fatto che l’Azerbaigian sia considerato geograficamente e politicamente un ponte tra Europa ed Asia, e che sia un esempio di incontro armonioso tra rappresentanti di gruppi etnici e religioni, ha fatto sì che il paese divenisse naturalmente location ideale di eventi internazionali sul dialogo interreligioso e interculturale, tra i quali si ricordano il VII Forum Globale sull’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite, il Forum sul Dialogo Interculturale e il Forum Umanitario di Baku.
Il presidente ha messo in luce come lo spirito di tolleranza che anima la civiltà azerbaigiana non sia purtroppo ancora diffuso ovunque, anzi vadano crescendo fenomeni di estremizzazione e intolleranza.
Baku quest’anno è stata sede anche dei Giochi della Solidarietà islamica, con oltre 3.000 atleti provenienti da oltre 50 paesi: un grande evento sportivo e una celebrazione di amicizia e fratellanza.
Così come il fatto che l’Azerbaigian abbia ottimi rapporti sia con l’Europa che con i paesi islamici, anche il fatto che abbia organizzato sia i Giochi Europei Baku 2015 che i Giochi della Solidarietà Islamica dimostra l’attitudine di ponte tra Est ed Ovest del paese. In questa ottica era stata proprio dell’Azerbaigian l’iniziativa nel 2008 di invitare i ministri della cultura dei paesi membri dell’Organizzazione di cooperazione islamica alla riunione dei ministri della cultura del Consiglio d’Europa. Questo scambio è divenuta una tradizione battezzata come “Baku process”.
L’intervento alla conferenza è stata anche un’occasione per ricordare i successi che l’Azerbaigian ha realizzato in 26 anni di indipendenza, lo sviluppo economico ed il ruolo centrale nel settore energetico ed infrastrutturale, come di offrire una panoramica del conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian, che da oltre 20 anni ha privato il paese del 20% del suo territorio, occupato dalle forze militari dell’Armenia.
Durante l’evento sono stati letti i molti messaggi di congratulazioni giunti tra gli altri dal presidente iraniano Hassan Rouhani, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, del presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev, della Santa Sede, dal patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, dal patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia e dal Catholicos e Patriarca di tutta la Georgia Ilia II. Rivolgendosi ai partecipanti della conferenza internazionale a nome dei musulmani del mondo, il direttore generale dell’ISESCO Abdulaziz Altwaijri ha sottolineato il crescente ruolo dell’Azerbaigian nel garantire il rafforzamento della solidarietà islamica e del dialogo interreligioso e interculturale. Il presidente dell’Ufficio dei musulmani del Caucaso, co-presidente del Consiglio interreligioso della CSI, Sheikhulislam Allahshukur Pashazade ha presentato un rapporto, che ha ricordato gli eventi internazionali organizzati congiuntamente dall’Ufficio dei musulmani del Caucaso e dal Comitato statale per il lavoro con le organizzazioni religiose come parte dell’Anno della Solidarietà Islamica.
L’Azerbaigian ha dimostrato in questa occasione una volta in più la capacità di organizzare e gestire eventi di standard elevato; il paese offre al mondo un modello di pluralità culturale la cui importanza è tale che sovente diviene filo conduttore di importanti iniziative, come è stato anche nel caso della partecipazione alla Biennale di Venezia di quest’anno, in cui il padiglione azerbaigiano aveva l’emblematico titolo: “Sotto un unico sole. L’arte di vivere insieme”. Ma, nel caso azerbaigiano, i fatti sanno andare oltre gli slogan, come dimostrato dalla pratica quotidiana.