Birmania. Scontri tra esercito e etnie, 160 morti in 3 mesi

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Sono 160 i morti negli ultimi tre mesi degli scontri ripresi tra le minoranze etniche nello stato Shan, nel nord-est del Paese, contro l’esercito.
Lo ha reso noto il generale Mya Tun Oo, capo di stato maggiore delle forze armate, il quale ha specificato che gli scontri sono avvenuti principalmente nei pressi della città di Muse, dove ad essere uccisi sono stati ucciso 74 soldati, 15 poliziotti, 13 miliziani governativi e 13 civili, oltre ad almeno 45 ribelli.
La ripresa delle recrudescenze è avvenuta dopo che il Tatmadaw, l’esercito birmano, ha ripreso a colpire le posizioni della guerriglia delle etnie Kachin, Shan e Wa, le quali non si fidano del nuovo governo con a capo Htin Kyaw, di fatto alter ego di Aung San Suu Kyi, e che comunque occupano importanti aree ricche di risorse naturali.
Sono almeno sette i gruppi paramilitari che non hanno sottoscritto la tregua del 2015, ed il quadro che ne esce è quello di un Premio Nobel per la Pace che non è riuscito a declinare nei fatti i buoni propositi annunciati, si pensi alla situazione della minoranza musulmana Rohingya, perseguitata persino dai monaci buddisti, o alle continue tensioni con le etnie Kokang, Arakan e Karen
La minoranza Shan conta 4,4 milioni di individui, il 9% dell’intera popolazione birmana.