Brasile. Dopo la condanna a 9 anni e mezzo arriva per Lula il sequestro dei beni

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A seguito della condanna a 9 anni e mezzo per corruzione dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, il tribunale di Curtiba ha disposto oggi il il blocco dei suoi conti correnti, il sequestro di 600mila real (165mila euro) e di tre appartamenti.
Con la condanna è stata anche imposta a Lula l’interdizione dai pubblici uffici per 19 anni, cosa che manda all’aria il suo piano di ricandidarsi in vista delle elezioni presidenziali del 2018; inoltre sarà tenuto a pagare una multa di 205mila dollari.
Scontato il ricorso in appello dell’ex leader del Partito dei Lavoratori, ma il danno al paese è prima di tutto politico, non solo economico: da quanto è stato appurato, nel 2014 le imprese hanno pagato più di 2 miliardi di dollari in tangenti per firmare appalti con il colosso energetico Petrobras e ottenere progetti, i cui costi in seguito sono stati gonfiati e sono ricaduti sulla popolazione, già costretta a grossi sacrifici.
Nella fattispecie Lula, che è stato presidente dal 2003 e al 2010, è stato trovato colpevole di essersi intascato tangenti per 1,2 milioni di dollari dall’azienda di costruzioni Oas, denaro poi usato per la costruzione di una villa a tre piani nella città costiera di Guaruja. Con la firma di Lula la Oas ha ottenuto contratti dalla compagnia petrolifera pubblica Petrobras.