Brasile. Nonostante la condanna per corruzione Lula vuole ricandidarsi

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Nonostante la condanna a 12 anni per corruzione, l’ex presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva ha deciso di correre per le presidenziali che si terranno nel paese latinoamericano fra otto mesi, e già i sondaggi lo danno per favorito. Oggi, rispondendo ad un’intervista per la France Presse ha dichiarato che “Sto lavorando partendo dall’ipotesi che sarò candidato, che vincerò in giustizia, dimostrerò la mia innocenza e avrò il diritto di essere candidato” alle elezioni di ottobre.
Lula è stato condannato in primo grado in merito all’affaire Petrobras, la compagnia di Stato brasiliana del petrolio. Nella fattispecie Lula, che è stato presidente dal 2003 e al 2010, è stato trovato colpevole di essersi intascato una tangente di complessivamente 1,2 milioni di dollari dall’azienda di costruzioni Oas, denaro poi usato per la costruzione di una villa a tre piani nella città costiera di Guaruja. Con la firma di Lula la Oas ha ottenuto contratti dalla compagnia petrolifera Petrobras.
Per salvare Lula dal processo, la ex presidente brasiliana Dilma Rousseff aveva tentato di nominare il suo predecessore ministro della Casa Civil (capo di Gabinetto, durato 1 giorno) e quindi di fargli avere l’immunità, ma poi nello stesso scandalo era rimasta impigliata lei stessa anche perché i dialoghi erano intercettati. L’iniziativa, poi sospesa dal giudice federale Itagiba Catta Preta Neto, era costata alla Rousseff una denuncia per intralcio alla giustizia.
Rousseff poi era stata accusata di aver truccato i conti dello Stato al fine di far vedere in campagna elettorale un andamento dell’economia che non c’era, per cui era stata processata e dimessa dal suo incarico.
Nel settembre 2017 Lula era stato individuato dal pubblico ministero federale Sergio Moro quale numero uno della tangentopoli del paese latinoamericano, “il grande generale che comandò la realizzazione e la pratica dei reati, oltre a coordinarne il funzionamento ed eventualmente deciderne la paralisi”. Precisando che Lula era stato accusato in base a “reati specifici” e non per il suo ruolo presidenziale, Moro aveva affermato che gli esecutivi di Lula erano stati “governi della tangentocrazia”.