Campagne politiche all’ultimo insulto

di Domenico Carbone – 



La campagna referendaria per il voto del 4 dicembre si sta arroventando sempre più, al punto che in entrambi i fronti prendono vita insulti indiscriminati verso chi non fa parte del proprio schieramento. L’ultima invettiva è stata quella di Beppe Grillo, il quale non ha risparmiato l’epiteto di “scrofa ferita” e “serial killer delle speranze future” al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Quest’ultimo non le ha certamente mandate a dire, etichettando irrispettosamente come “accozzaglia” i componenti, politici e non, del fronte del no. 
Ma internazionalmente parlando il clima tra gli opposti schieramenti è forse addirittura più teso. La campagna elettorale statunitense, per esempio, non è stata proprio una di quelle da ricordare come la più corretta e civile degli ultimi decenni. Il neopresidente Donald Trump per l’intera durata della campagna elettorale è stato tacciato da Hillary Clinton, dal suo entourage e dalla stampa nazionale di essere, oltre che un convinto razzista idolo dei membri del Ku Klux Klan, un fervente sessista, rilanciando agli occhi del mondo un video risalente al 2005 in cui il tycoon proferiva volgari commenti sulle donne in ambito sessuale.
Da parte sua Trump ha più volte ricordato come Hillary fosse “la fondatrice dell’Isis assieme a Obama”, auspicando per lei addirittura il carcere per lo scandalo delle mail che fu scoperto a pochi giorni dal voto. 
Ritornando sul suolo continentale ancora riecheggiano nel Parlamento europeo le parole del presidente Juncker all’uomo simbolo della Brexit Nigel Farage nelle ore immediatamente successive al voto britannico, con le quali il lussemburghese ricordò a Farage come il suo tempo in quella istituzione fosse ormai terminato. Quella della Brexit è stata definita dal laburista John McDonnell come la peggiore campagna che il Regno Unito possa ricordare. Durante questa, l’ormai ex sindaco di Londra Boris Johnson accostò l’Unione Europea e gli economisti anti-Brexit alla Germania hitleriana, mentre secondo il ministro delle finanze Osborne a rievocare la propaganda nazista furono solamente i manifesti di Farage e del suo partito. 
Un’altra campagna politica giudicata come tra le più sporche degli ultimi anni è stata quella per le presidenziali austriache. È un dato di fatto affermare come il clima politico in Austria si sia decisamente surriscaldato in seguito all’annullamento delle già avvenute elezioni ad aprile. In questo clima teso e nuovamente pre-elettorale, a causa di un manifesto che lo ritrae in posa davanti a delle montagne mentre accarezza un cane, il candidato dei Verdi alle presidenziali Alexander Van der Bellen è stato accusato da un esponente del FPÖ (partito avverso a quello dei Verdi) di aver tratto ispirazione da una foto di Adolf Hitler. 
Insomma, sebbene gli attacchi professionali e personali nel panorama politico non siano mai mancati, è evidente come in questi ultimi tempi si siano decisamente alzati i toni. Nell’era di internet e dell’informazione nulla sfugge più agli acuti osservatori, permettendo di attaccare un proprio avversario politico sulla base di mail sospette o somiglianti fotografie.
È triste evidenziare come i dibattiti e le campagne politiche attuali spesso non vengano più affrontate in base ai contenuti, ma diano luogo ad una serie di attacchi reciproci che trasformano quello che dovrebbe essere un civile confronto chiarificatore agli occhi degli elettori, nel più banale scambio di accuse. 
Come se oramai la politica non avesse più nulla da offrire e il fine primario dei legislatori fosse quello di individuare il peggio degli avversari, mostrando a loro volta il peggio di se stessi.