Colonie: Netanyahu furioso convoca gli ambasciatori del Consiglio Onu il giorno di Natale

di Enrico Oliari –

E’ furioso il premier israeliano Benjamin Netanyahu per la risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite che condanna la costruzione di colonie ed edifici ad opera di Israele nei territori palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Il voto al Palazzo di Vetro è passato grazie alla storica astensione degli Stati Uniti, i quali hanno rotto la pluridecennale tradizione di porre il veto e di conseguenza impedito all’amministrazione israeliana di proseguire in una politica di espansione territoriale, uno degli elementi di scontro con la minoranza araba.
Il voto del Consiglio di sicurezza riveste a dire il vero un valore di raccomandazione, ma dal punto di vista politico ha rappresentato una mazzata per la politica di Netanyahu, con l’ambasciatrice Usa all’Onu, Samantha Power, che ha spiegato che si è trattato di un’”Astensione per difendere la soluzione dei due Stati”, e che “per quasi cinque decenni gli Stati Uniti hanno inviato sia privatamente che pubblicamente il messaggio che le colonie devono cessare di esistere”, dal momento che “Non si può simultaneamente difendere l’espansione degli insediamenti e difendere la soluzione praticabile dei due popoli, due Stati per arrivare alla fine del conflitto. Si doveva fare una scelta tra colonie e separazione”.
Dopo aver richiamato per consultazioni i propri ambasciatori in Nuova Zelanda e in Senegal, il premier israeliano ha voluto vedere il giorno di Natale (cosa del tutto inusuale) gli ambasciatori dei paesi del Consiglio di Sicurezza, compreso Daniel B. Shapiro, ambasciatore Usa a Tel Aviv. Presenti erano i rappresentanti di Gran Bretagna, Cina, Russia, Francia, Egitto, Giappone, Uruguay, Spagna, Ucraina e Nuova Zelanda, ed a loro Netanyahu ha fatto sapere le proprie rimostranze e l’intenzione di annullare gli incontri ufficiali previsti con una delegazione del Senegal.
Si è poi saputo che ha ordinato ai suoi ministri di astenersi dall’incontrare o avere colloqui con gli esponenti dei governi dei 15 paesi per tre settimane, fino a quando non si sarà insediato alla Casa Bianca Donald Trump, il quale aveva prontamente twittato che “Le cose cambieranno quando sarò in carica”.
Per Netanyahu, che in un discorso pubblico ha detto che “non abbiamo alcun dubbio che dietro (la risoluzione) vi sia Barack Obama”, la questione tornerà al Consiglio di sicurezza tra qualche settimana, dopo che Israele avrà esercitato pressioni sui singoli paesi ed in particolare sugli Usa.
A Gerusalemme est si stanno infatti gettando le basi per la costruzione di 618 nuove case e per Netanyahu non saranno certo i 15 dell’Onu, come non lo è stata la guerra con i palestinesi, a fermare l’espansionismo di Israele e neppure gli affari d’oro dei palazzinari che lo sostengono.

Sono membri del Consiglio di sicurezza Onu:
– permanenti, Cina, Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna;
– per il biennio 2015 e 2016: Angola , Malesia, Nuova Zelanda, Spagna, Venezuela;
– per il biennio 2016 e 2017: Egitto, Giappone, Senegal, Ucraina, Uruguay.