Conte va da Macron con due proposte: riforma di Dublino e hotspot in Africa

di Guido Keller

Com’era immaginabile a seguito delle polemiche per il respingimento della nave Aquarius carica di 629 migranti, uno dei temi cardine dell’incontro di Parigi tra il premier italiano Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron è stato quello dell’accoglienza. Un incontro tutt’altro che facile ed in forse fino all’ultimo per via delle parole forti che sono volate da una parte all’altra delle Alpi, le accuse di “cinismo e irresponsabilità” lanciate dall’Eliseo e le cifre snocciolate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, per il quale la Francia ha respinto alla frontiera di Ventimiglia oltre 10mila migranti e in tre anni ha risposto a 640 ricollocamenti a fronte dei 9.816 che le spettavano; “Invito Macron – aveva detto salvino in Senato – a passare dalle parole ai fatti e a prendere domani mattina i 9mila migranti che il governo francese si era impegnato ad accogliere”.
Atteggiamenti smussati anche a seguito della telefonata di Macron, per quanto Salvini anche stamattina abbia detto che “A Ventimiglia i cinici e gli irresponsabili sono oltre il confine” e che “Abbiamo cominciato a dire dei no. È il momento di tirare fuori le palle”.
Macron ha comunque puntualizzato che “l’Italia nei primi quattro mesi del 2018 ha avuto 18mila domande d’asilo, la Francia ne ha avute 26mila”, dato che in realtà non vuol dire niente e passaggio sul quale Conte ha giustamente sorvolato per non innescare polemiche in casa dell’ospite.
L’incontro di Parigi si è svolto in un clima di cordialità, anche perché tra Macron e Conte vi sono ottimi rapporti personali risalenti ad ancora prima che questi fosse nominato premier, così è stata trovata “sintonia” e “convergenza” sul difficile tema dei migranti per cui Macron, come i tanti leader europei che lo affermano ma per cui non muovono un dito, ha ammesso che l’Italia è stata lasciata sola, “Non dimentichiamo cosa l’Italia ha dovuto subire sul fronte dell’immigrazione nel 2015 e 2016. L’Europa è mancata sui migranti e sulla zona euro, su questo abbiamo trovato convergenze. Serve la volontà di agire insieme, la risposta giusta è europea ma quella attuale è inadeguata. Il sistema di solidarietà oggi non funziona. Porteremo avanti una profonda riforma di Dublino”.
La prova dei fatti sarà a fine mese, quando si terrà la seduta del Consiglio europeo e si discuterà dell’intesa di Dublino, sottoscritta a suo tempo dal governo Berlusconi e nella riforma dal governo Letta, la quale prevede che a gestire i migranti siano i paesi dove questi arrivano.
L’orientamento di Bruxelles è quello di un meccanismo “50 – 50”, per cui ogni paese dovrà accogliere i ricollocati in base a quote rapportare al numero della popolazione e al pil, con sanzioni di 250mila euro per richiedente asilo del piano di ricollocamento non accettato. Un’idea che non convince Conte, il quale ha spiegato che l’Italia sta preparando una proposta propria che “non vedo l’ora di condividere con gli altri partner e di formalizzarla alla prossima presidenza Ue austriaca”. Si tratta di aprire centri gestiti dall’Ue nei Paesi di origine e di transito al fine di “prevenire i viaggi della morte”. Resta da capire se coloro che non potranno partire accetteranno di non imbarcarsi comunque.
Vista la vicinanza di Salvini ai Visegrad, in particolare all’Ungheria di Viktor Orban, il presidente francese ha invitato il ministro italiano a coinvolgerli nel dialogo sulla riforma di Dublino.