Corea del Nord. Xi chiama Trump, ‘meno retorica e denuclearizzare la penisola’. Tutta la penisola.

di Enrico Oliari –

Tra i due litiganti, gli Usa di Donald Trump e la Corea del Nord di Kim Jong-un, in mezzo si trova la Cina, paese tradizionalmente unico alleato del regime di Pyongyang, ma che contestualmente vuole mantenere buoni rapporti con gli Usa per conservare il proprio ruolo politico e soprattutto commerciale. D’altro canto l’economia cinese va bene ma non troppo, se si pensa che il Pil è passato dal 10,2% del 2006 al 6,5% di oggi, ed arroccarsi su posizioni di principio o ideologiche non giova ai propri interessi.
Così oggi il presidente cinese Xi Jinping ha preso il telefono ed ha chiamato il collega statunitense Donald Trump, campione come Kim in parole forti e sfoggio di muscoli, e gli ha detto che le parti coinvolte nella crisi dovrebbero “evitare retorica o azione tali da peggiorare le tensioni sulla penisola coreana”.
Tensioni che, ricordiamo, hanno alla base da una parte i test nucleari e i lanci di missili balistici con tanto di minaccia di colpire la base aerea Usa di Guam, dall’altra le continue esercitazioni militari e navali in Corea del Sud che coinvolgono i 38mila militari statunitensi lì stanziati insieme ad un arsenale nucleare: per Pyongyang il comportamento di Stati Uniti e Corea del Sud rappresenta una una sfida continua in un quadro che vede le due parti della penisola in guerra, dal momento che non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953.
Così Xi, nella sua telefonata a Trump di cui ha dato notizia la tv di Stato Cctv, ha sì ricordato l’interesse di tutti per una “penisola coreana pacifica”, ma ha anche parlato di “denuclearizzazione” della stessa, senza limitarsi alla sola Corea del Nord, evidentemente calcando su quella brutta abitudine di Washington di militarizzare il mondo e di mettere i missili nucleari sotto casa degli altri, salvo poi andare su tutte le furie se ci sono reazioni.
E’ quindi debole o di facciata la posizione di Donald Trump, che nella regione ha mandato portaerei e relativi convogli, che pochi giorni fa ha fatto volare vicino al confine nordcoreano due bombardieri, che ha parlato di “guerra preventiva” e che ha promesso “fuoco e furia che il mondo non ha mai visto prima d’ora, se la Corea del Nord continuerà con l’escalation della minaccia nucleare”: come giustamente ha affermato il suo principale rivale nel Partito Repubblicano, John McCain, “Obietto alle parole del presidente, perché bisogna essere sicuri di poter fare quanto si dice”.
La retorica di Trump potrebbe rispondere ad una strategia ben conosciuta e consolidata, si pensi al Golfo e al caso Qatar: mantenere alta fa bene all’industria delle armi, ed in pochi mesi di presidenza Trump gli Usa hanno venduto ogni genere di cosa ovunque, dagli aerei ai sauditi e ai qatarini, ai missili Theadd alla Corea del Sud. Anche il Giappone in queste ore ha attivato il suo sistema missilistico da difesa… made in Usa.