Crediti insoluti. La IC&Partners trova la strada per applicare in Russia la legislazione italiana

di Enrico Oliari

Ha aperto una strada in Russia, l’avvocato Stefano Fumarola della IC&Partners. In un paese (come tanti) dove tra un passaggio e l’altro succede che le merci importate non vengano pagate, lui e il suo studio sono riusciti ad ottenere che il tribunale delle imprese di Mosca applicasse la legge italiana perché il produttore italiano trovasse giustizia. La sentenza del tribunale dà di conseguenza maggiori garanzie a chi intende esportare merci in Russia, mercato che (se si vuole) resta aperto, nonostante le sanzioni e i conseguenti danni alla nostra produzione.

– Avvocato Fumarola, sentiamo spesso di aziende russe che non adempiono al pagamento delle merci acquistate dai venditori di altri paesi, cosa che può incutere timore nel produttore. Tra l’altro l’indebolimento del rublo su euro e dollaro sta moltiplicando i crediti insoluti: ci può descrivere cosa sta accadendo nel mercato russo?
“Sicuramente la crisi del rublo, iniziata nel gennaio 2014 ha acuito una situazione già critica, rendendo per le imprese russe particolarmente oneroso adempiere ai propri debiti contratti in euro. Devo però precisare che molti dei nostri clienti riferiscono che questa situazione era già presente prima che si superasse la soglia dei 50 rubli per euro. Per mia esperienza ho notato un approccio, diciamo, “standardizzato” da parte di alcuni buyer russi. In una prima fase gli accordi, i quali nella stragrande maggioranza dei casi non vengono definiti da un classico contratto ma da semplici scambi di email o intese verbali, prevedono il pagamento in forma anticipata. Gli ordini sono consistenti e il mercato russo nel corso degli anni è diventato una rilevante fetta del fatturato delle imprese con vocazione all’export. Questa quota diventa in alcuni casi addirittura indispensabile per soppiantare il calo di ordinativi del mercato nazionale. Tuttavia dopo circa due, tre anni di collaborazione consolidata il cliente russo comincia a richiedere delle dilazioni di pagamento a 30, 60, 90 giorni e oltre. L’impresa italiana, la quale non vuole, o in alcuni casi non può perdere un cliente importante, acconsente alle dilazioni. Anche in questo caso però non si ha la premura di siglare una classica figura contrattuale lasciando definire tutto al frammentario scambio di mail. Per un certo periodo i pagamenti sono abbastanza regolari, anche se molto spesso provengo da paesi a fiscalità privilegiata, lasciando in caso di controlli fiscali l’impresa italiana nella difficile situazione di dover giustificare l’origine di questi pagamenti. Giunti a una certa soglia, la quale si aggira di solito tra i 100mila e i 500mila euro, i pagamenti cessano completamente e il referente aziendale non risponde più ai solleciti o se risponde fornisce risposte evasive. A questo punto è evidente che solo un approccio legale può risolvere il problema.

– I trasportatori e le aziende russe ricorrono a strategie, tra le quali la “triangolazione” attraverso i paesi baltici o magari la Bielorussia, per ridurre al minino il pagamento di tasse e di dazi, se non per aggirare le sanzioni: ci può spiegare meglio di che si tratta e in quale parte della trafila burocratica ha origine il meccanismo che può portare al mancato pagamento?
Molte delle imprese russe, per evitare di pagare dazi e IVA, mettono in atto un meccanismo di triangolazione utilizzando società registrate nei paesi baltici. Obbiettivo è quello di generare nuovi documenti di trasporto e una nuova fattura dall’importo decisamente più contenuto, per ridurre quindi il valore della merce dichiarata alla dogana russa. E’ fondamentale sottolineare che l’impresa italiana non è coinvolta assolutamente in questa operazione. Essa infatti ha venduto Ex works (franco fabbrica) lasciando al compratore e al suo vettore l’onere dello sdoganamento. Purtroppo in questa fase si perdono i documenti di trasporto emessi dal venditore italiano.

Fumarla stefano– Fino ad oggi l’imprenditore che non è stato pagato ha sostanzialmente perso le merci, poiché i tribunali russi applicavano la legislazione locale. Tuttavia il Suo studio è riuscito ad ottenere presso il tribunale delle imprese di Mosca, sentenza che è stata poi confermata in appello, l’applicazione della legislazione italiana e quindi che al vostro cliente, un imprenditore italiano, venisse riconosciuta la vendita della merce. Si tratta indubbiamente di una piccola ma importante rivoluzione nel settore dell’export in Russia: ci più spiegare meglio i fatti? Perché è stato possibile ricorrere alla legislazione italiana?
Come spiegato, molti buyer russi utilizzano dei meccanismi di triangolazione per evitare di pagare i dazi all’importazione. Con questo meccanismo i documenti di trasporto emessi dall’impresa italiana vanno perduti o non vengono firmati dall’effettivo destinatario. Ora, applicando la legge russa e la prassi giurisprudenziale locale per far valere le pretese dell’impresa italiana sarebbe stato necessario produrre l’intero ciclo documentale dei trasporti delle varie forniture. Non essendo in grado di produrre questi documenti, l’impresa italiana si trovava in un vicolo cieco, vicolo in cui è stata appositamente portata dal compratore russo, sapendo questi che senza documenti da lui firmati il venditore non avrebbe mai potuto agire contro di lui. Trovandoci in questa situazione abbiamo deciso di cambiare strategia: abbiamo fatto presente al giudice russo che in caso di vendita internazionale, e in caso di assenza di specifici accordi, lo stesso codice civile della Federazione Russa prevede l’applicazione della legge nazionale del venditore, in questo caso quindi la legge italiana. Il codice civile italiano statuisce un principio diverso: sempre in caso di assenza di specifici accordi, l’obbligo del pagamento scatta dal momento in cui il venditore consegna la merce al vettore. A questo punto non è quindi più necessario dimostrare tutto il flusso successivo di documenti: per richiedere il pagamento è bastato infatti dimostrare che il vettore ha preso in carico la merce. Come avvocato, posso dire che da un punto di vista giuridico è una soluzione piuttosto semplice, tuttavia ciò ha di fatto richiesto una stretta cooperazione con i miei colleghi russi per predisporre tutti gli atti di causa a “quattro mani”. La legge applicabile al rapporto è sì quella italiana assieme alla convenzione di Vienna sulla vendita internazionale di merci, sottoscritta da entrambi i paesi, ma il processo, così come l’acquisizione delle prove, sono regolati dalla legge russa.

– Ritiene che questa sentenza dia maggiori garanzie agli esportatori italiani e che quindi possano esportare con maggiore tranquillità?
Sicuramente questo precedente apre delle prospettive più rassicuranti per quelle imprese italiane che si trovano ad avere crediti, anche di consistente importo, con imprese russe. Mi riferisco soprattutto alle piccole e medie imprese le quali, non avendo una struttura organizzata, non hanno una società controllata Russia. In ogni caso è mia abitudine raccomandare sempre una strategia volta a prevenire problematiche di questo tipo. Riassumere tutto quello che è stato concordato con il partner durante le trattative in un documento contrattuale completo in doppia lingua, in cui vengano definiti i punti fondamentali, può prevenire molti problemi. In ultimo dà l’impressione al partner di avere un approccio strutturato e serio al mercato russo.

– Il vostro studio ha una sede a Mosca: ci può spiegare come intervenite nel momento in cui un imprenditore italiano si rivolge a voi?
Ic&partnersIc & Partners Russia è uno studio legale e tributario composto da quasi 60 professionisti i quali forniscono consulenza a 360 gradi in tema di diritto commerciale, societario e tributario nonché assistenza fiscale alle imprese italiane che operano nel mercato russo. Lo Studio, con una stretta cooperazione tra professionisti russi e italiani, riesce a fornire un supporto completo. Riteniamo infatti che sia questo il vero valore aggiunto di uno studio che fornisce consulenza in operazioni internazionali. Queste infatti richiedono una solida preparazione e la capacità di individuare minacce ma allo stesso tempo, ed è questo il nostro caso, le opportunità di ogni singola giurisdizione.

Nella seconda foto: l’avvocato Stefano Fumarola.