Da Hong Kong a Macao: un ponte unisce due economie tra le più dinamiche al mondo

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Il ponte tra Hong Kong, Zhuhai e Macao rappresenta la metafora perfetta del progetto di rilancio economico del Delta del Fiume delle Perle, nella Cina del sud.
Quando gli ingegneri cinesi si sono messi al lavoro per progettare quella che sarebbe diventata una delle opere più ardite mai realizzate al mondo si sono anche trovati a gestire un problema estremamente pratico: a Hong Kong e Macao le auto viaggiano a sinistra, a Zuhai (su territorio cinese) viaggiano a destra. Come evitare che nel bel mezzo del ponte i veicoli si scontrino?
Di soluzioni ne sono state proposte parecchie, la più originale è senz’altro quella del ponte flipper proposta dagli ingegneri olandesi, ma ce n’erano altre di ponti basculanti e altre ancora di difficile realizzazione se non in qualche film di fantascienza. Questa storia rispecchia il doppio binario che hanno seguito le regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao rispetto alla Cina e la soluzione che Pechino adottò al momento dell’ handover, nel 1997 per Hong Kong e nel 1999 per Macao fu quella di “Un Paese due sistemi”. Fino ad oggi questa linea politica ha evitato alle economie delle rispettive città stato di cozzare contro il gigante cinese, favorendo anzi uno sviluppo economico e finanziario che ha reso i centri di Macao e Hong Kong mercati in continua espansione ed estremamente dinamici.
La Borsa di Hong Kong è uno dei più importanti hub di transazioni finanziarie dell’Asia e con la rivoluzione del mercato digitale l’ex colonia britannica si è trasformata in un hub mondiale per il mercato dell’e-commerce e in una delle economie più competitive al mondo. A questo ha contribuito la politica di un Paese e due sistemi ribadita più volte dai leader di Pechino che nel passaggio di consegne avvenuto nel 1997 hanno mantenuto le architetture economiche e sociali di Hong Kong, almeno per altri 30 anni, quando il processo di transizione sarà ultimato.
Il Ponte tra Hong Kong, Zuhai e Macao ha lo scopo di favorire un’area, quella del Delta del Fiume delle Perle, che rappresenta una delle regioni economiche più ricche dell’intera Cina, aiutata dalla sua posizione geografica e dalla presenza di aree amministrative speciali. Se di Hong Kong abbiamo parlato, l’altro grande gigante economico di quest’area è rappresentato dalla città Stato di Macao. Per molti aspetti la loro biografia è simile, entrambe ex colonie che hanno mantenuto una loro autonomia rispetto alla Mainland China ed entrambe situate in un’area con il PIL pro capite più alto della Cina che ha ottenuto da Pechino lo status di Free Trade Zone.
In questi ultimi anni le scelte del Governo di Macao si sono mosse tra diversificazione dell’economia e casinò terrestri, riconoscendo nella prima una risposta fondamentale ad un mercato in continua trasformazione, mentre nei secondi una fonte importante di introiti che coinvolge sia il settore turistico che quello più propriamente legato alle sale da gioco. Queste ultime hanno infatti permesso a Macao di contendere a Las Vegas il primato di capitale del gioco con un ritorno sia in termini economici che di immagine tali da trasformare il tessuto urbano e sociale della città. La Cotai Strip di Macao ha visto allora sorgere strutture ricettive capaci di eguagliare la magnificenza dei celebri Hotel di Las Vegas, mentre il PIL pro capite dei suoi abitanti ha portato Macao a diventare una delle città più ricche del mondo con una crescita annua dell’8%.
La costruzione del ponte che collegherà Macao a Hong Kong rientra dunque nel progetto più ampio di Pechino per valorizzare e dare una spinta alle economie delle singole città attraverso un’infrastruttura capace di unire un’area economica più vasta. I collegamenti via traghetto e i relativi ritardi dovuti all’espletamento delle pratiche doganali saranno sicuramente accelerati dal collegamento terrestre, rendendo più fluidi gli scambi di merci e persone. Se da un lato questo progetto rappresenta una spinta importante per l’economia interna alla Cina, dall’altro il governo di Pechino, in una visione economica più ampia ha deciso di aprire quest’area a investimenti stranieri, scelta favorita dalla speciale autonomia di cui Macao e Hong Kong godono.
Ci sono ovviamente perplessità per quanto riguarda il progetto della Free Trade Zone e di quanto quest’ultima possa veramente contribuire alla crescita di un’area che economicamente parlando gode già di ottima salute, ma è indubbio che una simile scelta si inserisce in quella diversificazione economica e in quell’apertura verso l’esterno già intrapresa da Macao e Hong Kong. Scelta che ha contribuito alla ripresa economica e finanziaria delle due città.

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