Dall’Ucraina i motori per i missili di Kim

di Dario Rivolta *

Non ho letto sui giornali italiani, almeno quelli più “politicamente corretti”, una notizia riportata dal New York Times che avrebbe dovuto far balzare dalla sedia tutti quelli che seguono con preoccupazione le vicende nord coreane. Si tratta di un articolo scritto da un esperto di politica internazionale che cita l’International Institute for Strategic Studies (IISS) di Londra e alcune indiscrezioni dei servizi di intelligence americani. Il servizio, apparso il 14 agosto, sosteneva che i recenti progressi del programma missilistico a lungo raggio nord coreano fossero stati ottenuti grazie a una tecnologia motoristica avanzata fornita dall’Ucraina a PyongYang.
In particolare l’autore, Michael Elleman, sostiene trattarsi di una versione modificata del motore RD-250 prodotto dalla fabbrica statale ucraina KB Yuzhnoye (o Yuzmash), motore che sarebbe stato utilizzato per il missile a medio raggio Hwasong-12 e per quello intercontinentale (quello che, potenzialmente, potrebbe raggiungere gli Stati Uniti) Hwasong-14.
A sostegno della sua tesi, che sarebbe stata ricavata, come dicevamo, da uno studio del think tank britannico e da qualificate “voci” americane, l’autore afferma che i nord coreani sarebbero incapaci di apportare da soli le modifiche necessarie al motore base e che l’adattamento sarebbe stato effettuato dagli stessi ucraini. Poiché la fabbrica si trovava già dal 2015 sull’orlo del collasso finanziario, non ci sarebbe da stupirsi, scrive Elleman, che qualche alto dirigente possa aver deciso di recuperare un bel po’ di dollari attraverso un commercio giudicato internazionalmente illegale a causa delle sanzioni decretate dall’ONU.
Non viene esclusa l’ipotesi che a passare la tecnologia e i pezzi di ricambio necessari possano essere stati comuni trafficanti d’armi o networks criminali, ma resta il fatto che materiali e tecnologie sono quelle sviluppate nella fabbrica ucraina sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Anche i magazzini russi potrebbero aver conservato pezzi di ricambio e conoscenze relative, ma si suppone che siano efficacemente controllati e che nessuno a Mosca avrebbe avuto alcun interesse a dare quella tecnologia al pericoloso vicino. Quindi, è lo stesso autore ad escludere questa ipotesi. Non resterebbe altro che pensare alla fabbrica stessa come ultima origine.
Poiché nello stesso periodo si è cominciato a discutere a Washington della possibilità di fornire all’Ucraina (anche e per la prima volta) armi letali di attacco, il governo di Kiev si è precipitato a smentire un proprio coinvolgimento nella fornitura da parte delle proprie industrie o di qualunque concittadino.
Un quotidiano di Kiev, il Kyiv Post, ha ammesso che l’industria statale che costruisce motori per razzi era stata oggetto di spionaggio da parte di diplomatici nord coreani nel giugno 2012 e nel dicembre 2015 ma che le spie erano state arrestate mentre cercavano di fotografare documenti segreti della fabbrica. Nonostante le smentite ufficiali, Elleman ha insistito nel sostenere che ci sarebbero sufficienti evidenze che i motori usati dai nord coreani siano realmente provenienti dall’Ucraina. “La questione vera è sapere ora quanti (i coreani, nda.) ne abbiano e se gli ucraini li stiano ancora aiutando. Sono molto preoccupato” ha aggiunto.
In un periodo in cui le notizie false sono la norma, così come i fatti creati ad arte dai vari servizi segreti, è difficile affermare con assoluta certezza chi e come abbia fornito a PyongYang motori e tecnologia, ma che si tratti comunque di qualcosa appartenuta all’ex Unione Sovietica è pressoché certo.
Ciò che fa specie è che il governo di Kiev, di là da ovvie ed indispensabili smentite e pur essendo stato, per sua stessa ammissione, oggetto di spionaggio in quella fabbrica, abbia rifiutato di aprire una qualunque necessaria inchiesta. Perché?

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.