Davos: il comunista Xi Jinping alfiere della globalizzazione

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La globalizzazione fa bene, è necessaria e “non è l’origine del caos”. E’ questo il senso dell’intervento del presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping al Wolrd Ecopnomic Forum di Davos, dove di fatto lui, a capo di un paese che ancora si dice “comunista”, si è presentato come l’alfiere della globalizzazione.
“La Cina – ha spiegato il presidente cinese – ha fatto passi coraggiosi per inserirsi nel mercato globale. Abbiamo affrontato le onde più alte, ma abbiamo imparato a nuotare”. “È vero – ha continuato – che la globalizzazione ha comportato nuovi problemi, ma questo non è un motivo per eliminarla quanto piuttosto per adattarla”, con evidente allusione alle spinte populiste in Europa ma anche all’idea del presidente Usa Donald Trump di tassare le importazioni al fine di proteggere la produzione interna. “Che possa o meno piacere – ha aggiunto – l’economia globale è l’enorme oceano dal quale nessuno può tirarsi fuori completamente”, e servirà a costruire un mondo più equo e più efficiente. Quindi “Dobbiamo dire no al protezionismo. Perseguire il protezionismo è come chiudersi dentro una stanza buia. Vento e pioggia possono pure restare fuori, ma resteranno fuori anche la luce e l’aria”, a sottolineato Xi, ribadendo che ”Nessuno uscirebbe vincitore da una guerra commerciale”.
Xi vuole puntare su chi investe nella tecnologia per superare le difficoltà relative alla crescita globale, che “è al livello più basso da sette anni e il commercio globale è debole”: “cerchiamo nuovi effetti trainanti della crescita. L’intelligenza artificiale e la stampa in 3d sono le nuove frontiere”.
Vi sono poi problemi contemporanei che “non sono causati dalla globalizzazione, come le migrazioni dal Nord Africa e Medio Oriente che hanno causato tanta apprensione e la crisi finanziaria di dieci anni fa”.