Francia. Karim Cheurfi l’assassino degli Champs Elysées. Le Pen attacca, ma Cazeneuve ribatte

di Guido Keller –

A distanza di poche ore dall’attacco di ieri sugli Champs Elysées, dove un terrorista ha sparato con un fucile kalashnikov a tre poliziotti, uccidendone uno e ferendo gli altri due in modo grave (ma è rimasto colpito anche un passante), gli inquirenti hanno ormai un quadro chiaro sull’accaduto: a sparare è stato il 39 enne Karim Cheurfi, abbattuto poco dopo in una sparatoria con altri agenti.
Si tratta di un francese che nel 2003 era stato condannato a 20 anni di reclusione per aver tentato di uccidere tre uomini, inclusi due agenti, nel 2001 a Roissy-en-Brie, ma la pena gli era stata poi ridotta a soli 5 anni. Anche lo scorso febbraio era stato fermato e poi rilasciato.
Aveva vissuto nelle periferie della capitale francese, ed oggi nelle perquisizioni a Seine-et-Marne, dove Cheurfi abitava, sono stati fermati tre famigliari, interrogati dall’antiterrorismo.
Nell’auto usata per l’attacco, una Audi 80 rubata, sono stati rinvenuti un Corano e fogli scritti inneggianti all’Isis, ed un messaggio di sostegno allo Stato Islamico e dei coltelli sono stati ritrovati accanto al cadavere dell’uomo,.
E’ invece ancora ricercato un individui sospettato di essere stato suo complice nella realizzazione dell’attentato.
Ha perso invece credito la pista belga, per cui si dava Cheurf come proveniente da Bruxelles, ma resta in piedi la possibilità che sia stato il complice ad essere arrivato in treno da Bruxelles, magari quel Yousif al-Beljiki (“il Belga”) indicato nella rivendicazione dell’Isis rintracciata dal Site, organizzazione statunitense che monitora le azioni del terrorismo jihadista in rete.
Yousif al-Beljiki è risultato non essere Youssouf al-Osri, per il quale le autorità francesi avevano diramato un mandato di cattura europeo: l’interessato si è infatti presentato spontaneamente al commissariato di polizia di Anversa per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Il ministro dell’Interno del Belgio, Jan Jambon, ha comunicato che “Attualmente non c’è nessun legame tra l’attacco di Parigi e il nostro paese”, “Non abbiamo alcuna informazione su un legame con il Belgio”.
Certo è che quanto accaduto influenzerà il voto per il primo turno alle presidenziali, per cui gli analisti prevedono una maggiore affluenza alle urne.
La candidata “sovranista” Marine Le Pen è intervenuta a caldo affermando che “Siamo in guerra contro un mostruoso totalitarismo”, ed ha denunciato il “lassismo e l’ingenuità”, ai quali “la nazione deve ora rinunciare”.
La leader del Front National ha chiesto “a questo presidente notoriamente inefficace, a questo governo effimero, segnato dall’inazione, come tutti i governi di destra e di sinistra da 10 anni, un ultimo sussulto prima di lasciare il potere”, cioè “il ripristino effettivo delle nostre frontiere in virtù del trattato di Schengen e procedimenti amministrativi o penali immediati per gli schedati a rischio di adesione all’ideologia del nemico”. Si è inoltre appellata all’”espulsione di tutti gli schedati S”, cioè quelli sospettati di radicalizzazione.
A prescindere che quest’attacco, come quasi tutti quelli avvenuti in Europa, è stato portato a termine da un cittadino del posto, per cui l’espulsione sarebbe stata tecnicamente impossibile, le ha risposto il premier Bernard Cazeneuve affermando che “Marine Le Pen dimentica che oltre 105 milioni di persone sono state controllate” alle frontiere” e che a proposito di terrorismo “dal maggio 2012, 117 persone sono state espulse dal territorio”.
“Le Pen – ha continuato Cazeneuve – dimostra la sua cattiva conoscenza nei confronti dei dispositivi della lotta antiterrorismo e del suo arsenale penale”, e che “il Front National non ha votato a favore della maggior parte delle leggi adottate negli ultimi anni contro il terrorismo”: “far dimenticare in realtà di essersi opposta a tutto senza proporre mai nulla di serio né di credibile. Questi propositi più di ogni altra cosa rivelano il suo vero obiettivo: cerca, come dopo ogni tragedia, di approfittare e strumentalizzare per dividere, sfruttare senza vergogna paura ed emozione a fini esclusivamente politici”.
Il candidato Emmanuel Macron si è invece detto “pronto a proteggere i francesi”, “L’azione militare e diplomatica che intendo realizzare avrà come obiettivo la vostra sicurezza”, mentre Francois Fillon ha affermato di voler “rinegoziare il Trattato di Schengen” e “opporre un muro intellettuale e morale all’Islam radicale”.