Frontex smorza Minniti, ‘Triton non si tocca’

di Marco Pugliese

Ancora non si conoscono i risultati del vertice Frontex di Varsavia, l’Agenzia europea di controllo delle frontiere terrestre e marittime, tuttavia suonano come una sentenza di chiusura alle richieste dell’Italia le parole della portavoce Ewa Moncure, la quale ha dichiarato alla Stampa che “Il piano operativo di Triton dice che l’Italia è il Paese ospitante della missione”, e “che se qualche altro Stato volesse aggiungersi, da un punto di vista teorico la possibilità ci sarebbe. Ma mi pare uno scenario molto complicato, anche perché le attività sono tutte guidate dalla Guardia Costiera Italiana, che decide come distribuire le imbarcazioni. Su tutte le navi e su tutti gli elicotteri che partecipano all’operazione, poi, sono sempre presenti ufficiali italiani. Triton non funziona in modo autonomo, ma è come se operasse per conto dei confini italiani”.
L’Italia, con il ministro dell’Interno Marco Minniti, sta insistendo nella proposta di fare in modo che le navi con i migranti attracchino in altri porti “convenzionati”, in sicurezza e sotto scorta se dovesse trattarsi di mezzi “non governativi”. A ciò si dovrebbe aggiungere un nuovo regolamento da applicare alle Ong. Ma anche su questi temi Moncure ha smontato le attese ricordando che “Triton è una delle tante missioni Frontex. Altre sono attive in Spagna e in Grecia, gestite da quei paesi che devono farsi carico degli sbarchi”. Tutto deciso all’inizio, precisa Frontex. Verità non smentibile, ma il quadro iniziale non aveva ancora toccato per l’Italia i numeri degli ultimi mesi, ed oggi Roma si trova a dover gestire il 70% degli sbarcati sul proprio territorio.
Settimana scorsa Minniti si è lasciato scappare un “Basta bizantinismi”, con riferimento al ginepraio legislativo che l’Ue utilizza sul tema come “scudo” nei confronti dell’Italia.
Tuttavia già settimana scorsa al Consiglio Interni di Tallinn un po’ tutti, Spagna, Francia e Germania comprese, avevano fatto sapere che i loro porti non sarebbero stati a disposizione per condividere gli sbarchi.
In quell’occasione avevano trovato approvazione nel documento finale solamente le proposta italiane di concentrare fondi in Libia per un progetto di accoglienza lì dei migranti, di incrementare il Fondo fiduciario Italia-Africa (che nei propositi dovrebbe raggiungere 2,6 miliardi, ma che al momento ha raccolto solo 89 milioni di euro), di aumentare le quote dei ricollocamenti, di creare un coordinamento per il rilascio dei visti a quei paesi che si impegneranno a contrastare i trafficanti e l’immigrazione clandestina e che coopereranno nei programmi di riammissione e di istituire un codice di comportamento a redazione italiana delle ong, le cui navi non potranno entrare nelle acque libiche, spegnere i trasponder, fare segnali luminosi notturni e trasbordare i naufraghi da una nave all’altra.
Dopo Tallinn anche a Varsavia la musica per l’Italia sembra non cambiare, “ti diamo tutto basta che ti arrangi”.