G20 economico: Usa e resto del mondo parlano ormai lingue diverse

di Guido Keller

Posizioni contrastanti al G20 economico di Baden-Baden, in Germania, dove da due giorni la posizione protezionista della nuova amministrazione Usa si presenta come inconciliabile con quelle europea e cinese, che invece insistono per un mercato aperto.
Ma Trump vuole tirare dritto, e “difendere i lavoratori americani”, per cui il segretario di Stato Usa al Tesoro, Steven Mnuchin, non si è mosso di un millimetro e nel documento finale è riuscito a far omettere l’impegno ad evitare il protezionismo, come pure a far sparire ogni riferimento al riferimento all’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) per la risoluzione delle controversie e persino eventuali cenni all’Accordo di Parigi sul clima.
Ai partner europei e alla Cina non è restato altro che incassare il colpo, anche perché non si può obbligare nessuno, soprattutto la prima potenza economica, a sottostare alle regole degli altri, ma è ormai palese che gli Usa hanno deciso di andare per la loro strada e, per quanto i 20 si sono impegnati per “rafforzare il ruolo del commercio nelle nostre economie” (frase che dice tutto e non dice niente), è ormai palese che il futuro con gli Usa sarà quello del ritorno ai dazi e alla difficoltà di reciproci investimenti.
Questo nonostante il ministro tedesco dell’Economia Wolfgang Schaeuble si sia detto convinto che la formula finale adottata “rifletta la volontà di continuare ad astenerci dalla svalutazione competitiva e dalla concorrenza iniqua”, e che “restiamo convinti che il commercio globale rafforzi le nostre economie globali”. Schaeuble non è riuscito a spuntarla con Mnuchin, almeno non su tutto. Il ministro tedesco contava infatti a rendere le economie più resistenti agli shock attraverso la solidità delle finanze pubbliche e la riduzione delle vulnerabilità nel settore privato, la creazione di un mercato del lavoro flessibile assicurato da un sistema sociale efficiente, ma “A volte in questi meeting non puoi raggiungere tutti i risultati che vorresti”, ha dovuto costatare.
L’italiano Pier Carlo Padoan sì è poi visto con Mnuchin per confrontarsi sull’agenda del G7 dei ministri finanziari, di cui l’Italia è presidente di turno. Alla fine si è parlato di un faccia a faccia all’insegna della “consonanza e della disponibilità a lavorare insieme”.
Il G20, di cui è presidente di turno la Germania, ha come membri Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Gb e Stati Uniti; vi partecipano anche Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca Mondiale e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). A Baden-Baden sono stati invitati in qualità di ospiti Costa d’Avorio, Marocco, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Ruanda, Senegal, Singapore, Spagna, Svizzera e Tunisia.