G7. Trump la spunta su migranti e clima, gli altri sul “no” al protezionismo

di Enrico Oliari

Il G7 di Taormina, ovvero 6 contro 1 su diversi temi a cominciare dal clima, si è concluso con vittorie e sconfitte, a seconda di
come la si guardi.
Sul terrorismo c’è stata intesa, con la promessa di un impegno maggiore comune e del contrasto al jihadismo che corre sulla rete; sul commercio internazionale l’hanno spuntata i sei, sul clima l’ha spuntata il presidente Usa Donald Trump.
Andiamo con ordine.
Il primo argomento sistemato oggi è stato quello del libero mercato, con il presidente Usa che ha rinunciato al protezionismo dopo aver fatto salare importanti trattati di libero scambio come quello transatlantico o quello nordamericano. D’altro canto non è la prima volta che Trump rinnega con infatti la politica annunciata in campagna elettorale, si pensi alla Nato o ai rapporti con la Cina, per cui il cedimento della sua linea ha portato ad una dichiarazione congiunta finale per cui, come ha spiegato la cancelliera tedesca Angela Merkel, “Manterremo i nostri mercati aperti rifiutando il protezionismo, ma anche le pratiche commerciali scorrette”.
Trump l’ha invece spuntata sul tema dei migranti, per cui i G7 “riaffermano il diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza nazionale”, mentre il premier italiano Paolo Gentiloni e Angela Merkel puntavano a prevenire i fenomeni migratori attraverso gli investimenti e la cooperazione con i paesi africani. Tant’è che l’Italia, presidente di turno del G7, ha fatto arrivare a Taormina anche i leader di Niger, Tunisia, Egitto, Algeria e Ciad.
La dichiarazione finale prevede di orientare investimenti in Africa per creare lavoro, ma Gentiloni ha già fatto sapere di voler portare la cosa al G20, ed “il messaggio importante stabilito oggi è che il G20 si concentrerà più sull’attrazione degli investimenti. Quello che conta è che l’Africa sia ancora al centro delle nostre agende”.
Ed infine il nodo non superato (al momento) è stato quello del clima, dove l’1 contro 6 ha saputo tener testa, anche perché la posizione intransigente della Francia fosse quella di “non concedere nessuna deroga agli accordi di Parigi 2015, cioè della Cop21”.
La dichiarazione finale è stata così sottoscritta dai sei paesi (Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone e Canada), che “riaffermano il loro forte impegno per una rapida applicazione dell’accordo di Parigi”, mentre Trump ha fatto sapere che risponderà settimana prossima.