Gb. Brexit troppo “soft”: si dimettono il negoziatore Davis e il ministro degli Esteri Johnson

di Elisabetta Corsi –

Il governo di Theresa May perde due tasselli importanti: a rassegnare le dimissioni sono stati oggi David Davis, il segretario di Stato per la Brexit ovvero il ministro che si occupa dei negoziati di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, e dil ministro degli Esteri Boris Johnson. Si tratta di un chiaro segno della crisi che sta attraversando il governo britannico e delle tensioni che interessano la maggioranza, ed i motivi sono da ricercare nel piano stilato a Chequers venerdì scorso e per il quale Davis e Johnson si sono dichiarati contrari.
Davis ha fatto sapere che il suo supporto rimane a Theresa May ma non al piano per la Brexit, in quanto questo vedrebbe il Regno Unito ancora una volta troppo vicino alle regole di Bruxelles e quindi nei fatti vi sarebbe l’impossibilità di prendere il pieno controllo del quadro giuridico. Per l’ormai ex negoziatore il Regno Unito dovrebbe lavorare per la cosiddetta “Hard Brexit”, cioè cancellare tutti i trattati e tagliare in modo netto i cordoni che legano il paese all’Ue.
Davis paventa un controllo da parte di Bruxelles di segmenti dell’economia britannica e del quadro giuridico, nonché una posizione debole in vista dei negoziati, e a suo avviso è stata disattesa la volontà dei britannici manifestata con il referendum sul Leave. May ha già pensato come successore di Davis al 44enne ministro per le Politiche abitative Dominic Raab, ma nell’aria comincia ad esserci la crisi di governo, dopo che anche il ministro degli Esteri Boris Johnson, per gli stessi motivi, ha rassegnato le sue dimissioni.
Lo si è appreso da Downing Street, nel cui scarno comunicato si legge che “Questo pomeriggio, il primo ministro ha accettato le dimissioni di Boris Johnson da segretario degli Affari esteri. La sua sostituzione verrà annunciata a breve. Il primo ministro ringrazia Johnson per il suo lavoro”.
“I conservatori sono nel caos”, ha commentato il presidente del consiglio nazionale del Labour, Ian Lavery.

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