Gb. May, ‘sarà Hard Brexit’

di Davide Delaiti

Nel suo discorso alla Lancaster House di Londra la premier britannica Theresa May è stata chiara: sarà “hard Brexit”, senza mezze misure o “pezzi di Ue” nel sistema britannico, “non vogliamo una parziale appartenenza all’Ue, nessuna associazione con l’Ue, niente che ci lasci metà dentro, metà fuori”.
Nulla che abbia a che fare con modelli adottati da altri paesi, come la Norvegia, che non è nell’Ue ma che partecipa al mercato comune, come la Turchia, che non è nell’Ue, non è nel mercato comune, ma che ha accordi sulle tariffe doganali, o come la Svizzera, che ha una forma di associazione e che partecipa al mercato.
La separazione effettiva dalla Casa comune dovrebbe avvenire nel 2019 e dovrà essere sottoposta al parlamento britannico, ma su questo punto May si è detta sicura, in quanto “Il parlamento ha votato per indire il referendum, ha votato per iniziare il negoziato sulla Brexit, sono certa che voterà anche per realizzare la volontà popolare di uscire dalla Ue”.
Per May Londra dovrà puntare a una “Global Britain”, “il migliore amico dei nostri partner europei, ma che cerca amici, rapporti e alleati oltre i confini dell’Europa, nel mondo”.
E sarà “Un Regno Unito sicuro, prospero, tollerante, una calamita per i talenti internazionali e una casa per innovatori e pionieri”.
Agli europei ha voluto dire che “il nostro voto per uscire dall’Unione Europea non è un rifiuto dei valori che condividiamo con l’Europa”, e che “la decisione di andarcene non rappresenta la volontà di essere più distanti da voi, che siete i nostri amici e i nostri vicini. Continueremo a essere partner affidabili alleati disponibili e buoni amici. Vogliamo comprare le vostre merci e che voi compriate le nostre, commerciando con voi nel modo più libero possibile”.
Potrebbero tuttavia esserci difficoltà, momenti di incertezza, ma che uniti si supereranno, secondo l’inquilina di Downing Street.
Ed una prima difficoltà potrebbe essere quella pronosticata in aprile dal cancelliere dello Scacchiere George Osborne (sostituito in luglio con Philipp Hammond): il suo studio, risalente ad aprile, riportava che un’eventuale “hard Brexit” sarebbe potuta costare alle casse del Tesoro britannico qualcosa come 66 miliardi di sterline, pari a circa 73 miliardi di euro.