Giappone. Fukushima: la Tepco condannata a risarcire gli abitanti, ma i danni permangono

di C. Alessandro Mauceri

Il Giappone non sembra aver imparato nulla dagli errori del passato. A marzo del 2011 uno tsunami, causato da una fortissima scossa di terremoto, colpì la centrale nucleare di Fukushima causando danni enormi e emissioni radioattive senza precedenti. Solo recentemente la Tepco, la società che gestiva gli impianti ha comunicato di aver avviato i lavori per la copertura del reattore mediante una gigantesca sovrastruttura, larga 23 metri e lunga 57, la cui costruzione è iniziata nel luglio dello scorso anno. Intanto, nella centrale i livelli di radiazione registrati sono ancora letali: potrebbero uccidere una persona in meno di un’ora. Un fatto che complica notevolmente le operazioni di bonifica del sito. Ma il problema all’interno delle tre unità danneggiate potrebbe non essere l’unico: dalle perdite intorno ai reattori ai materiali radioattivi che si sono accumulati nella sabbia e nelle acque sotterranee. La stessa Tepco ha ammesso che potrebbe volerci anni prima di risolvere il problema della contaminazione.
Intanto le radiazioni emesse dal reattore e dalle acque di raffreddamento prelevate e ributtate in mare sono arrivata anche al di là dell’Oceano. Ma, come è facile immaginare, i danni maggiori sono quelli causati sul territorio nelle vicinanze della centrale: proprio nei giorni scorsi gli abitanti di Minami-soma, a circa 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima, hanno vinto una class action contro la Tepco. Un tribunale di Tokyo ha condannato la Tokyo Electric Power (Tepco), proprietaria dell’impianto, a pagare ai 321 querelanti una cifra a nove zeri: 1,1 miliardi di yen, circa 10 milioni di dollari. La sentenza ha in pratica riconosciuto la responsabilità della società per non aver fatto abbastanza per limitare i rischi legati a possibili disastri naturali.
Quello dei giorni scorsi non è il primo processo che ha visto soccombere le tesi del gigante giapponese costretto a pagare un indennizzo alla popolazione. L’anno scorso, un tribunale distrettuale di Fukushima aveva emesso una sentenza simile che aveva riconosciuto la compagnia e il governo giapponese responsabili dei danni. E la storia potrebbe non finire qui: sono almeno 30 le cause collettive avviate a livello nazionale.
Intanto i danni causati dall’incidente sono tali da aver fatto riflettere a lungo sulla convenienza di utilizzare l’energia prodotta dale centrali nucleari molte delle quali erano state chiuse dopo l’incidente di Fukushima.
Ora, a sette anni dallo spaventoso incidente nucleare di Fukushima, il Giappone pare abbia deciso di voler puntare di nuovo sul nucleare quale fonte energetica principale. La cosa più sorprendente, però, è che, per farlo, ha incaricato proprio la Tokyo Electric Power (Tepco), la più grande utility elettrica del paese, di riavviare la centrale nucleare che si trova tra le città di Kashiwazaki e Kariwa, nella prefettura di Niigata, a circa 225 chilometri a nord-ovest di Tokyo, e che dovrebbe generare 8,2 milioni di kilowatt di elettricità.
Sorprendente la decisione del governo giapponese ma ancora più stupefacente la motivazione addotta dalla stessa Tepco: il motivo per cui sarebbe stata presa questa decisione è consentire alla Tepco di reperire le risorse necessarie alla bonifica di Fukushima. In altre parole, il governo giapponese ha concesso alla Tepco di pagare almeno parte dei danni causati a Fukushima riavviando una centrale ormai chiusa (e per di più secondo alcuni pericolosa tanto quanto Fukushima sebbene per motivi diversi)! Il progetto dovrebbe permettere alla Tepco di incassare circa 200 miliardi di yen (1,5 miliardi di euro) ogni anno. A fronte di un costo di bonifica che, secondo stime del governo, dovrebbe aggirarsi sui 21,5 miliardi di yen. Lo stesso Centro per la ricerca economica del Giappone ha detto che il costo totale della pulizia di Fukushima – compreso lo smaltimento di scorie radioattive dei tre reattori danneggiati dell’impianto – potrebbe salire tra i 50 ed i 70 miliardi di yen (531 milioni di euro) per i prossimi quattro decenni.
Un modo incomprensibile e inaccettabile per giustificare gli errori della Tepco quello di far pagare ai cittadini i danni causati dall’incidente di Fukushima (sempre che sia corretto definirlo tale). Numerose le proteste delle persone che vivono nelle vicinanze della centrale di Kashiwazaki-Kariwa che temono che possa ripotersi un nuovo incidente: “Geologicamente parlando, questo non è il posto giusto per una centrale nucleare” ha detto Kazuyuki Takemoto, consigliere locale in pensione e attivista anti-nucleare. Che la popolazione sarebbe contraria alla riapertura dell’impianto sarebbe confermato anche dal fatto che governatore della prefettura di Niigata è stato eletto Ryuichi Yoneyama, da sempre contrario al nucleare, il quale ha detto che non prenderà alcuna decisione fino a quando non saranno chiare le cause e le conseguenze del disastro di Fukushima.