Giornata per l’Ambiente. Ovvero degli obiettivi mancati

di C. Alessandro Mauceri

Oggi si celebra la Giornata per l’Ambiente… a trent’anni dalla Commissione Brundtland.
Il 5 giugno in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale per l’Ambiente. Un tema “caldo”, anzi scottante, visti gli scontri in corso e le polemiche sulle misura da adottare per evitare l’impatto dell’uomo sulla natura. Forse non è un caso se quest’anno il tema scelto è proprio il rapporto che esiste tra uomo e ambiente: “Riconnettersi con la natura” per recuperare un rapporto con l’ambiente più sano, consapevole, e contribuire a non sprecarne le risorse.
Ad ospitare i lavori in quest’occasione è il Canada, ma eventi sono previsti in molte altre città del mondo. Celebrazioni ma anche iniziative esemplari, dalla pulizia delle spiagge alle escursioni guidate nella natura. Anche gli Usa, nonostante le affermazioni sugli accordi di Parigi di due anni fa e la decisione del presidente Donald Trump di rescindere gli impegni sottoscritti allora e ratificati lo scorso anno, non mancherà di celebrare questa data: l’Empire State Building di New York verrà illuminato di verde al calare del sole. Lo stesso avverrà al Cristo Redentor di Rio de Janeiro al Burj Khalifa di Dubai e in molti altri siti.
Iniziative che dovrebbero servire a richiamare l’attenzione della gente sui problemi dell’eccessivo sfruttamento delle risorse ambientali, ma che purtroppo, come altre in passato, rischiano di rimanere solo un evento mediatico e basta.
Oggi l’uomo sfrutta le risorse ambientali più di quanto potrebbe e dovrebbe. A confermarlo è un recente studio del Wwf che ha richiamato l’attenzione sui pericoli che corre il pianeta: due terzi delle specie animali potrebbero scomparire nei prossimi quattro anni. E circa il quaranta per cento delle specie viventi sono a rischio estinzione. Eventi catastrofici dovuti principalmente ai cambiamenti climatici e ambientali causati dall’uomo. Cambiamenti che oggi più che mai mettono seriamente a rischio gli ecosistemi naturali.
Per questo “Connecting people with nature” vuole enfatizzare il ruolo cruciale della natura e la necessità si proteggere il pianeta nel quale viviamo.
Per l’occasione il Canada, ospite ufficiale della ricorrenza, ha annunciato che l’accesso ai 47 parchi nazionali presenti sul territorio nazionale sarà gratuito per tutto l’anno. Proprio il Canada, paese dotato di un suo immenso patrimonio naturalistico, è un esempio di come l’impatto dell’uomo possa causare effetti devastanti: se da un lato è vero che le abbondanti risorse naturali canadesi permettono la prosperità economica del paese, anche attraverso il turismo, dall’altro, l’impatto antropico sull’ecosistema è già oggi evidente e significativo. Anche qui, come in molte altre parti del pianeta, si assiste allo sfruttamento eccessivo delle foreste, al contrario di quanto prevede il punto 15 degli Obiettivi globali per il 2030: “Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss”. E gli effetti delle estrazioni minerarie sulle falde acquifere e sulle riserve di acqua dolce stanno causando danni irreversibili all’ecosistema, in contrasto con quanto prevedono gli obiettivi 6 e 9: “Goal 6. Ensure availability and sustainable management of water and sanitation for all”; “Goal 9. Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation”. E poi gli obiettivi 13, 14, 16 e 17, ”Goal 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts” ; “Goal 14. Conserve and sustainably use the oceans, seas and marine resources for sustainable development” – “Goal 16. Promote peaceful and inclusive societies for sustainable development, provide access to justice for all and build effective, accountable and inclusive institutions at all levels” – “Goal 17. Strengthen the means of implementation and revitalize the Global Partnership for Sustainable Development” .
La verità è che ormai da troppo tempo si parla di proteggere l’ambiente e di sviluppo sostenibile. Da decenni: nel 1983 le Nazioni Unite istituirono una Commissione Internazionale per l’Ambiente e lo Sviluppo. Ci vollero ben quattro anni per finire i lavori. Nel 1987 venne presentato il documento “Our Common Future” (“Il futuro di noi tutti”) o “Rapporto Brundtland”, dal nome del presidente, il primo ministro norvegese Gro Harem Brundtland. In questo documento gli esperti mondiali definirono uno sviluppo “sostenibile”, “Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Sono passati esattamente trent’anni da allora e ciò che avviene sotto gli occhi di tutti (anche dei negazionisti) dimostra che tali raccomandazioni non sono state ascoltate da nessuno: oggi sulla Terra, non esiste un paese dove l’uomo vive “connesso con la natura” e dove lo sfruttamento delle risorse naturali può essere considerato realmente “sostenibile”.