Gli Eau promuovono arte e cultura. Nuova vita per i palazzi storici, l’esempio di Villa Durante

di Vanessa Tomassini –

Riportare a nuova vita un palazzo storico, un patrimonio artistico, archeologico o architettonico non è mai impresa semplice. Le attività di ristrutturazione rischiano di far perdere il carattere originario, soprattutto se si tratta di un palazzo nella città eterna. Quando si realizza un restauro di edifici storici la sfida maggiore non è soltanto garantire la loro conservazione, ma anche valorizzarli e migliorarli per consentirne il riuso. Un esempio perfettamente riuscito è Villa Durante, nuova sede dell’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti (EAU), in Piazza della Croce Rossa ai Parioli, accanto ai grandi palazzi delle Ferrovie dello Stato e del Ministero dei Trasporti. L’edificio è uno degli esempi più rappresentativi dello stile umbertino a Roma. Venne realizzato a partire dal 1889 per il chirurgo e senatore siciliano Francesco Durante, sull’estremità di Villa Patrizi, che bombardata nel 1849 e nella presa di Roma del 1870, versava in uno stato di abbandono. Per il progetto venne chiamato il noto architetto Giulio Podesti, che già dirigeva i lavori del Policlino Umberto I, di cui il Durante era cofondatore e primario.
Ci troviamo nel centro di Roma, a fianco a noi si innalzano imponenti le antiche mura romane, nella parte centrale della piazza davanti a noi, sventola la bandiera emiratina dal rosso, verde, bianco e nero brillanti. La facciata, a bugne, in stile neorinascimentale presenta un’entrata con un pronao a quattro colonne ioniche che sorreggono il balcone della finestra centrale del primo piano. Le finestre sono incorniciate da colonne semi-corinzie su cui poggia un timpano triangolare. Il gioiello di fine ‘800 è stato riportato in vita dagli Emirati, che attraverso un attento lavoro certosino, sono riusciti a trasformarla in parte attiva della comunità, come luogo vivo e pulsante di energia, con incontri ed eventi della sede diplomatica in Italia.
Un colore caldo quasi dorato, rimesso a nuovo manualmente per conservare quello originario, alcuni gradini danno accesso all’atrio dove si può ammirare un pavimento in mosaico bicromo, bianco e nero, in stile ellenistico. A rubargli la scena, al centro della stanza, 2 colonne corinzie in marmo reggono un arco che apre ad una scalinata diretta al piano superiore, dove si incontrano con lo sguardo le bandiere dei due Paesi amici. Un tavolo di marmo bianco, prima delle scale, porta una miniatura che riproduce realisticamente la Grande Moschea dello Sceicco Zayed ad Abu Dhabi.
Ai lati, due aperture lasciano filtrare la luce del sole illuminando le arcate dorate della reception a destra, e dell’accogliente sala di attesa a sinistra, dove un grandissimo tappeto proveniente dall’Afghanistan le fa da padrone. Muhannad Sulaiman al-Naqbi, vice Capo Missione, ci accompagna in ogni stanza, spiegandoci che il Ministero per la Cultura e le Arti ha voluto fortemente che la struttura mantenesse la sua originalità, coniugandola con forniture pregiate del patrimonio culturale emiratino, rispecchiando l’idea delle forti relazioni tra le due Nazioni, unite anche nel comune ideale di valorizzazione della cultura. L’attenzione a conservare l’opera architettonica si evince anche da alcune piccole crepe sugli affreschi del piano superiore, causate dal recente terremoto che ha colpito Amatrice. Così sopra la scala scende un lampadario in pregiatissimo vetro di Murano che riflette la luce degli ampi lucernai. In ogni stanza quadri del valore superiore ai 100mila euro ciascuno, dell’artista Abdul Qader al-Rais, arricchiscono le pareti.
Al piano terra, una sala di attesa ed una per gli ospiti più importanti che attendono di essere ricevuti da sua eccellenza l’ambasciatore, Saqer Nasser al-Raisi, con comode poltroncine e divanetti in pelle, in fondo una piccola hall ospita una collezione di sigari da Cuba, a disposizione degli ospiti.
Sotto una calotta aurea, una riproduzione marmorea di una conchiglia, simbolo della famiglia Durante che richiama lo stile siciliano di vasi ed anfore che impreziosiscono gli ambienti. Nell’ufficio personale dell’ambasciatore al-Raisi le foto del presidente emiratino. Su un prezioso mobile in legno alcuni scatti con il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, che ha inaugurato la nuova sede diplomatica lo scorso luglio; alcune foto con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Nei corridoi e nelle sale, gli affreschi naturalistici di Enrico Coleman, datati 1891, rappresentano storie legate alle funzioni di ogni stanza dando vita ad uno spettacolo di emozioni. Quella che oggi viene utilizzata per gli eventi, un tempo era una sala da pranzo, così gli affreschi ripropongono vassoi con frutta, fiori e natura morta. Mozzafiato anche il susseguirsi delle stagioni di Salvatore Frangiamore, angeli e semidei dell’artista Giuseppe Sciuti, ma anche i combattimenti e antiche matrone di Giuseppe Ferrari. Tutte le decorazioni pittoriche degli artisti romani e siciliani commissionate da Durante sono state perfettamente preservate. L’interno dell’ascensore è completamente in legno, mentre l’esterno è stato modernamente rivestito attraverso un lavoro artigianale che ha riprodotto fedelmente l’ascensore presente nel Palazzo degli Emirati ad Abu Dhabi.
In una perfetta fusione tra classico e moderno, il lusso emerge da una gigantografia realizzata con la moderna tecnica dello scanner che per un istante ci fa perdere il fiato. Gli Emirati sono da sempre attivi nella promozione dell’arte e della cultura, riuscendo a far scorrere nuova linfa vitale a palazzi che rischierebbero di restare inutilizzati, o peggio ancora di andar perduti, come quello di Roma. Un altro esempio di rivalutazione artistica è il teatro Napoleone III a Parigi, chiuso dal periodo del secondo impero, oggi restaurato con 10 milioni di euro da parte degli EAU e presto pronto a ricevere le visite di allievi e studenti.