Google, ‘due falle nei microprocessori’: sicurezza di Pc e smartphone a rischio

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La sicurezza di computer, tablet e smartphone venduti in tutto il mondo negli ultimi 10 anni è minacciata da due vulnerabilità che interessano i microprocessori di Intel, Amd e Arm, le tre aziende che detengono quasi la totalità del mercato globale del settore: a scoprirlo sono stati a giugno i ricercatori di Google Project Zero, i quali hanno subito informato le tre società che hanno però reso nota la notizia solo ora.
I due bachi, battezzati “Meltdown” e “Spectre”, per ammissione delle stesse aziende, sono infatti una grave minaccia per la sicurezza dei dati sensibili conservati all’interno degli apparecchi, come le password, i quali dovrebbero essere accessibili solo ad utenti privilegiati ma che, a quanto sembra, potrebbero essere invece raggiunti da utenti senza particolari autorizzazioni.
I tecnici dei tre colossi dell’informatica si sono già messi al lavoro per trovare una soluzione ad un problema che potrebbe mettere in pericolo le informazioni conservate all’interno di centinaia di milioni di computer e cellulari mentre Apple, che ha ammesso che i propri sistemi iOS e Mac sono tra quelli a rischio, ha già rilasciato alcune patch per contrastare in parte “Meltdown”, invitando i propri utenti a scaricare software solo da fonti attendibili, mentre per “Spectre”, afferma la casa di Cupertino, saranno rilasciati aggiornamenti che riguarderanno il browser Safari nei prossimi giorni.
I dispositivi che dispongono invece di sistema operativo Android, ha garantito Google, se sono stati installati gli ultimi aggiornamenti disponibili, sarebbero invece protetti.
Intel, cercando di ridurre il grado di allarme, ha spiegato che “la falla non consente comunque di modificare o cancellare i dati”, benché sia possibile per un hacker visualizzarli sfruttando questa vulnerabilità, presente su tutti i computer, compresi quelli di multinazionali ed agenzie governative,
Al momento non sembra che questi bachi siano stati utilizzati da pirati informatici, ma ora che se ne conosce l’esistenza il rischio di attacchi è aumentato; Intel ha fatto sapere che il problema verrà comunque risolto con una serie di futuri aggiornamenti che, secondo l’azienda, non dovrebbero inficiare il funzionamento dei calcolatori ma che, secondo diversi esperti del settore, rischiano invece di ridurre le prestazioni della CPU di computer e smartphone dal 5 al 30%.
Secondo la rivista statunitense Forbes ci sarebbe inoltre un’altra questione, questa volta interna ad Intel, che coinvolgerebbe l’amministratore delegato dell’azienda, Brian Krzanich, il quale, come molti altri dirigenti, era a conoscenza della presenza di queste vulnerabilità già da giugno e quindi, in vista dei possibili problemi che avrebbero potuto scaturirne per la società con il relativo calo del valore dei titoli in borsa, avrebbe venduto circa la metà delle azioni della compagnia in suo possesso (passando dalle 495.743 che possedeva a metà dicembre alle 250.000 attualmente detenute, ossia la quota minima per legge) ricavandone 39 milioni di dollari e facendo scendere altre ombre su una vicenda già di per se preoccupante.