Grecia. Dove la “troika” ha prodotto l’indigenza

di C. Alessandro Mauceri –

grecia euroA sei anni dall’esplosione della crisi in Grecia e dall’imposizione di severe misure di austerity comminate dalla “troika”, costituita da Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, forse è il momento di valutare quali sono stati i risultati di questo modo di gestire la cosa comune.
L’occasione è stata data dalla pubblicazione del rapporto “Politiche per il reddito minimo garantito nell’Unione Europea e in Grecia” pubblicato dall’Ufficio Bilancio del Parlamento di Atene sullo stato della povertà. Ebbene i dati riportati nel documento sono sorprendenti: sotto la “guida” dell’UE la situazione è peggiorata e molto. Oggi in Grecia il 58,3 per cento della popolazione, circa 6,3 milioni di persone (su una popolazione di meno di 11 milioni) è povera. Di questi, due milioni e mezzo di greci vive già al di sotto della soglia di povertà. Altri 3,8 milioni sono in pericolo “immediato” di oltrepassare tale limite. “Soglia di povertà” che, mai come in questo caso, non è un mero termine da usare su un libro o nell’aula di un ateneo: in Grecia una famiglia di quattro persone non ha abbastanza soldi per pagare affitto o per acquistare i generi di prima necessità (alimenti, trasporti, vestiario e istruzione per i figli). Il 17,9 per cento dei greci non ha nemmeno i soldi per comprarsi il cibo (una percentuale peggiore di quella di Paesi come Brasile e Cina). Secondo i dati del Comitato greco per l’Unicef, che ha presentato il rapporto “La condizione dell’infanzia in Grecia 2014 – L’impatto della crisi economica sui bambini”, il numero dei minori greci esposti al concreto rischio della povertà ed esclusione sociale è in continuo aumento e ha raggiunto le 686.000 unità, pari a oltre un terzo (35,4 per cento) della popolazione minorile ellenica. Con un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti.
Ma la situazione reale potrebbe essere ancora peggiore di quanto farebbero pensare i numeri riportati dallo studio. Secondo il giornale quotidiano Ekathimerini, la popolazione greca già oggi al di sotto della soglia di povertà sarebbe più del 44 per cento.
E mentre il governo locale (eletto sotto forti pressioni esterne) continua a imporre misure sbagliate basate sull’aumento delle imposte, i cittadini stanno attraversando un periodo di crisi mai visto a misura d’uomo.
Interi quartieri sono stati abbandonati e gli appartamenti delle aree residenziali più alla moda spesso restano vuoti: spesso chi ci abitava non ha più i soldi per pagare le spese per viverci. A volte i metodi sono da “dopoguerra” (in molte città la gente ha tagliato gli alberi lungo le strade per farne legna per riscaldarsi).
L’economia greca non esiste più. La moneta, dopo l’imposizione di misure per ridurre l’uso del contante (come del resto stanno facendo i governi che si succedono in Italia) non vale più niente e ormai si sopravvive grazie al baratto. Qualche mese fa, in occasione di un concerto organizzato dagli studenti di una scuola di Atene, l’Atene Community School (ACS), è stato previsto che i partecipanti potevano accedere pagando il prezzo del biglietto non in denaro, ma “in cibo”.
Oggi la Grecia appare completamente distrutta. Eppure fino a non molti anni fa, l’economia del Paese appariva florida. Il settore produttivo e, in particolare, il settore primario e la trasformazione dei prodotti che ne derivavano, riuscivano a produrre “ricchezza”. Ma dopo la distruzione dell’economia locale e l’imposizione delle severe misure volute dalla “troika”, il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli sconcertanti e continua a crescere mese dopo mese: nel quarto trimestre 2013 ha sperato il 27,5 per cento. Dal 2008, il numero di famiglie i cui componenti sono tutti disoccupati è quasi raddoppiato e in una famiglia su cinque, nessuno ha un lavoro.
Da quando l’Europa è intervenuta per imporre la propria “soluzione” alla crisi del Paese ad oggi, le cose, in Grecia, non sono affatto migliorate, anzi sono peggiorate: il reddito medio pro capite è crollato a livelli precedenti non alla crisi mal periodo antecedente la nascita dell’Unione Europea. E la situazione non sembra possa migliorare a breve o a medio termine.
Pooul Thomsen, a capo della missione del Fondo monetario internazionale ha esercitato forti dubbi sulla possibilità della Grecia di risollevare la propria economia, specie dopo che alcuni creditori internazionali avevano esercitato pressioni per la soppressione dei diritti dei lavoratori nell’ambito del nuovo contratto collettivo (dimenticando già da un anno e mezzo i lavoratori in Grecia possono essere assunti con uno stipendio di 350 Euro mensili). Una manna per le industrie che potranno trovare manodopera a basso costo, ma un disastro per chi ha la sfortuna di essere nato in uno dei più bei Paesi d’Europa.