Groenlandia. Elezioni. Riconfermato il premier Kim Kielsen

di Elisabetta Corsi

Alla guida dell’isola più grande del mondo, la Groenlandia, è stato riconfermato il premier uscente Kim Kelsen, del partito Siumut di centro sinistra, poliziotto e al potere dal 2014. Sconfitta la leader della sinistra radicale, la molto carismatica Sara Olsvig. Il partito di Kielsen ha ottenuto il 27,2 % dei voti, quindi ancora il numero maggiore di oreferenze, ma ha perso diversi consensi.
Il premier riconfermato probabilmente dovrà creare un governo di larghe intese con la rivale per assicurare la stabilità e la governabilità al fine di affrontare le sfide che attendono il paese. Questo è uno dei maggiori partiti che auspica di arrivare a un’indipendenza del paese.
Un’isola che aspira a svilupparsi e al contempo staccarsi definitivamente dalla Danimarca, è stata sua colonia fino al 2009 ed ora è territorio indipendente. Per sopravvivere però ha bisogno di poter contare sui sussidi che gli passa la Danimarca, perché l’unica altra fonte di reddito dello stato è la pesca: questi sussidi sono pari a 3,6 milioni di corone (circa 483 milioni di euro all’anno) per una popolazione di 56mila abitanti per 2.166.086 chilometri quadrati. La questione quindi è proprio quella di come poter sopravvivere economicamente una volta indipendenti, senza bisogno di aiuto dalla madrepatria. In ogni caso è stato stabilito che sarà una questione a lungo termine e quindi non sarà affrontata nell’immediato anche se rimane forte il desiderio di indipendenza.
La Groenlandia è ricca di risorse naturali (idrocarburi e minerali) che eventualmente potrebbero essere sfruttate e portare alla completa secessione, però servono quegli investitori fino ad ora non trovati. Impensabile quindi potenziare le infrastrutture, al momento scarse, e i trasporti e quindi incentivare il turismo. Un paese che rischia di diventare veramente povero senza l’appoggio della Danimarca, anche perché la pesca può avere periodi favorevoli ma anche no.
I potenziali investitori sono la Cina e gli Stati Uniti, potenze che se lo stato diventerà indipendente potrebbero facilmente metterci le mani sopra; con la Cina ci sono già accordi in proposito, ma le possibilità saranno remote finché non ci saranno trasporti efficienti. Vi è un solo aeroporto su tutta l’isola e neanche nella capitale, che è raggiungibile solo tramite slitte o piccoli aerei con le eliche non sempre sicuri.