Hub Nato di Napoli: manca l’Ue, l’Italia vira verso l’Alleanza

di Marco Pugliese –

Sarà settembre il mese in cui la Hub Nato per il Mediterraneo sarà operativa. L’ Italia si era mossa già con l’ex premier Matteo Renzi, intuendo che la scarsa coesione dei paesi Ue avrebbe fatto ricadere sul nostro paese un problema geopolitico che in solitudine sarebbe stato complesso gestire. Il Joint Forces Command di Napoli sarà la base strategica della Hub, che conterà 90 unità di personale, un team d’analisti ed esperti d’intelligence.
Metà del personale sarà fornito dai paesi membri su base volontaria, l’altra metà arriverà direttamente dal comando Nato di Napoli. Fino a questo momento sono otto i paesi che hanno risposto all’appello e la task force sarà completamente operativa a partire dal gennaio 2018.
I mezzi a disposizione saranno quelli della base Nato, dalle navi in bacino ai velivoli come l’Awacs Boeing in sinergia con l’apparato italiano e non solo.
Il comando della struttura sarà italiano e vedrà la collaborazione tra un comando interforze della penisola e la struttura Nato.
Il ruolo sarà quello del pattugliamento dei mari e dei cieli grazie allo “scudo “ di Sigonella, in gergo sistema AGS (Alliance Ground Surveillance). 5 UAV strategici Northrop Grumman Global Hawk Block 40 forniranno un monitoraggio continuo delle attività nel Mediterraneo.
La Nato guarda a Sud
L’Hub potrebbe essere una prima testa di ponte per eventuali interventi in suolo libico? La domanda circola su molti tavoli e per il momento non ha risposta certa. Sicuro è che l’Hub potrà supportare in caso di crisi o guerra il comando Nato responsabile per la condotta delle operazioni in quest’area.
La Nato ha sempre più interesse a risolvere la questione libica una volta per tutte e creare le condizioni che riportino il paese africano alla normalità, icon il controllo pieno del proprio territorio. Per due motivi: il primo è europeo, l’Alleanza con Trump rischia tagli, quindi fa di tutto per diventare quella forza militare che servirebbe alla Ue per contare qualcosa. La struttura è pronta (e fatto non secondario, Londra darebbe una mano), manca solo il via libera. La difesa europea in chiave Nato piace un po’ a tutti i leader europei ma il nodo è rappresentato dagli Usa: quanto conterà la loro presenza? Come funzionerà con missioni come quella afghana? La seconda questione è rappresentata dal presidente russo Vladimir Putin, che ha gli occhi sulla Libia. Una Libia filorussa sarebbe deleteria per la politica Nato nel Mediterraneo e potrebbe far saltare gli equilibri. Se fossero i russi a rendere il paese sicuro, di fatto eliminando anche il problema scafisti ma andando a prendersi i pozzi dell’Eni con relative strutture, come cambierebbe il ruolo di Roma?