I diritti delle donne in Iraq, Shatha al-Obosi incontra Emma Bonino

di Vanessa Tomassini

Durante la conferenza Med2017, ospitata dalla capitale, abbiamo incontrato Shatha al-Obosi, membro del parlamento iracheno al suo primo mandato ed attivista per i diritti delle donne. Shatha è sorridente, molto elegante, indossa un abito tradizionale blu scuro con un velo che le copre il capo. È stata questa la cosa che ci ha sorpreso, quando ci ha detto di essere a capo di un movimento femminista. “In Iraq dobbiamo indossarlo, anche alcune donne cristiane lo usano, altrimenti rischiamo di essere uccise. Lo porto da quando ero piccola e continuo a farlo”. Ci spiega. “Gli uomini hanno amministrato il mondo da sempre, ora è il momento di dare spazio alle donne. Io porto avanti questa battaglia nel mio Paese, dove difficilmente i successi delle donne vengono riportati sui media e spero che un giorno le donne possano ricoprire un ruolo importante in tutti i Paesi. Sono sicura che sarebbe un mondo migliore”.
L’abbiamo vista attenta spettatrice nelle sale della terza edizione dei “Mediterranean Dialogues”, facendosi spazio tra i vari leader della regione per parlare del suo movimento. Così ci ha chiesto di accompagnarla da una persona che in Italia per le donne ha fatto molto, a partire dalla battaglia per il divorzio, per l’aborto e l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, tanto per citare alcuni successi dell’onorevole Emma Bonino, la quale ci ha ricevute presso il suo appartamento nel centro di Roma.
Shata al-Obosi ha chiesto consigli alla rappresentante del Partito radicale italiano su come portare avanti le sue idee, come muoversi.
Promuovere i diritti umani è sicuramente complicato, non seguo da vicino l’Iraq – ha precisato Emma Bonino, aggiungendo che – quello che mi sento di suggerirle è parlare il più possibile in pubblico e scegliere un chiaro obiettivo alla volta, procedendo per step. È importante lanciare messaggi chiari immediatamente comprensibili a tutte le donne”. La parlamentare irachena ha spiegato che per il suo movimento è fondamentale mantenere i diritti di cui le donne in Iraq già godono, che gli estremisti vorrebbero, anzi hanno iniziato ad abolire. “In tutto il mondo, quello che ho visto anche quando sono stata al Cairo – ha spiegato la Bonino – è che è risultato fondamentale un supporto regionale, non tanto dell’occidente, il cui intervento viene spesso visto di cattivo occhio, ma un supporto regionale da altri gruppi per i diritti umani, per le donne, attivi nei paesi vicini, in quanto un intervento occidentale potrebbe essere visto come un’interferenza e quindi essere controproducente”.
Infine l’onorevole Bonino ha suggerito “l’identificazione di messaggi chiari, di un simbolo, di una bandiera che sia facilmente riconoscibile, da condividere soprattutto attraverso i media che ricoprono un ruolo fondamentale nella diffusione di questi messaggi anche con il supporto di persone rispettabili, uomini e donne ben conosciuti che possano afferrare la bandiera di ogni singola battaglia; non per forza esponenti politici, ma anche giornalisti, scrittori, personaggi del mondo scientifico”.
Le donne in Iraq sono sottoposte a violenze domestiche, a matrimoni forzati e discriminazioni; la situazione sembrerebbe peggiorata in seguito ai conflitti contro il sedicente Stato Islamico che hanno sconvolto il paese dal 2014. In questo quadro va ricordato che lo scorso 31 ottobre alcuni deputati sciiti più conservatori hanno proposto un emendamento a una legge del 1959 che fissava l’età minima per contrarre matrimonio a 18 anni, rimettendo di fatto nelle mani di leader religiosi sciiti o sunniti a cui appartengono i genitori il destino delle spose bambine. Riuscirà Shatha al-Obosi nella sua battaglia? Glielo auguriamo tutti, sicuramente i consigli dell’onorevole Emma Bonino le saranno di grande aiuto.