Il calo del prezzo del petrolio rallenta la crescita dei paesi Gcc

di Raffaele Luongo

petrolioI paesi che compongono il Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno beneficiato di elevati tassi di crescita negli ultimi anni, talmente alti da far impallidire le economie europee, ancora costrette a fare i conti con gli effetti di una crisi devastante. La crescita media del 2015 nella regione è stata del 3,1%, considerando che nello stesso periodo l’Europa intera cresceva a un tasso medio del solo 2% possiamo capire quanto sia effettivamente importante l’espansione di queste nazioni.
Il Bahrain può vantare una crescita del Pil nel 2014 del 4,5% e nel 2015 del 3,2%, parallelamente il Qatar cresceva del 4% nel 2014 e del 3,7% l’anno successivo. Anche l’Arabia Saudita e gli Emirati Uniti possono esibire una tendenza simile, e la lettura di questi trend lascia intravedere una forte espansione dell’economie nella regione che si avvia con l’inizio del 2015 a incontrare le sue prime difficoltà. Per quanto i dati dimostrino inequivocabilmente un calo nella crescita, talvolta anche brusco, e per quanto le stime della Banca Mondiale non facciano altro che confermare questa tendenza per l’immediato futuro, la regione del Golfo Persico continua a crescere più di quanto cresca il continente europeo.
Il tallone di Achille dell’intera regione è rappresentato dalla sua dipendenza dal mercato degli idrocarburi, i conti pubblici dei paesi in questione sono estremamente dipendenti dalle entrate provenienti dalla vendita di petrolio e gas naturale all’estero. Giusto per fare un esempio: l’89% dell’export saudita è frutto di questo settore, pertanto questi paesi si mostrano molto sensibili alle fluttuazioni del prezzo del greggio.
Consiglio cooperazione golfo grandeIl calo del prezzo del petrolio sui mercati globali, dovuto a un eccesso di offerta, sta cominciando a imporre il suo tributo ai paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Accennavamo sopra che la crescita media della regione nel 2015 era stata del 3,1%, la Banca Mondiale rendendo noti i suoi dati ci informa che l’attuale crescita media nella regione si attesta intorno al 2,2%. Per quanto questi siano dei tassi di crescita ragguardevoli, non si può fare a meno di vedere che essi rappresentano un brusco tracollo per le economie della penisola araba. L’eccesso di produzione di petrolio nella regione, il farsi avanti di Australia e Stati Uniti come nuovi produttori di gas naturale e un Iran libero dalle sanzioni internazionali rendono sempre più concreta la paura per questi paesi che sarà difficile aspettarsi un rialzo nel breve termine del prezzo del petrolio.
Al fine di rendere la propria economia meno vulnerabile agli shock esterni si ravvisa la necessità per questi paesi di diversificare le proprie economie, riducendo quindi l’importanza che questo settore esercita sui conti pubblici.