Il cugino di Gheddafi accusa l’Onu, ‘la sfida ora è salvare la Libia, perché la barca sta affondando’

a cura di Vanessa Tomassini –

È chiaro che l’aver preso di mira la Commissione elettorale è un messaggio da parte di coloro che non vogliono che si tengano le elezioni perché sanno già che i risultati non saranno a loro vantaggio. Il mondo conosce il modus operandi delle organizzazioni terroristiche e sa chi è l’autore e chi lo ha applaudito. Dopo 7 anni le Nazioni Unite, responsabile dei missili della Nato, insiste sulla continuazione di questo serial assurdo. Noi li riteniamo responsabili di tutti questi morti, del denaro rubato, delle casse dello stato saccheggiate, della sofferenza che sta provando il nostro popolo e del dolore che soffriamo ogni giorno, in particolare da 1 milione e 700mila malati di cancro, per via dei raid sulla Libia del 2011, in cui sono stati lanciati missili vietati a livello internazionale, come dimostrato da test scientifici realizzati in Francia e Germania. Questa è una loro responsabilità morale; ogni giorno continuiamo a ricevere navi di materiale e cibo cancerogeno, l’ultimo carico è arrivato dalla Turchia. Credo che la guerra contro il nostro popolo si sia trasformata in una guerra biologica. Questo è ciò a cui stiamo assistendo ed è documentato che tutto ciò avviene sotto il Governo supportato dal Consiglio di Sicurezza che rimane in silenzio. Per questo accusiamo le Nazioni Unite, colpevole di partecipare al genocidio contro il nostro popolo”. È un fiume in piena Ahmed Gaddaf al-Dam, cugino fedelissimo di Muammar Gheddafi, leader del Fronte di Lotta Nazionale che ha vissuto 50 anni a fianco del rais, che abbiamo raggiunto al Cairo subito dopo l’attentato terroristico a Tripoli.

-Crede che ci saranno altri attentati in Libia?
La Libia con l’intervento dei Paesi della Nato ha iniziato a riempirsi di mercenari da tutto il mondo, di estremisti, mafie che contrabbandano armi ed eroina, divenendo terreno fertile per il terrorismo globale e la principale risorsa per il suo finanziamento. Sono loro i detentori delle redini del potere in Libia e continuano a custodire questa menzogna”.

– Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia della morte di Wissam Ben Hamid, esponente della Shura dei ribelli di Bengasi, associazione terroristica che include membri di al-Qaeda…
Gli organi di informazione libici confermano che Wissam Ben Hamid è vivo e residente in Turchia con altri leader dell’estremismo. Sfortunatamente la maggior parte di questi gruppi estremisti sono sponsorizzati dalla Turchia e finanziati dal Qatar, tali gruppi entrano in Libia attraverso il Sudan e la Tunisia. Utilizzano l’Islam per controllare le menti dei giovani. Ricordate che tutte le vittime, da Baghda a Tanga, erano musulmani e tutta la distruzione avviene nei Paesi a maggioranza musulmana. Quindi la domanda è: a chi interessa questa guerra?

– Riguardo alle elezioni, meglio attendere o accelerare?
La sfida ora è salvare la Libia perché la barca sta affondando. Non vediamo serietà da parte del Consiglio di Sicurezza, il quale ci ha portati fino a qui senza chiedere scusa ai libici. I suoi inviati stanno prolungando il conflitto e non sono interessati a mettergli fine. L’intervento dei Paesi stranieri non fa altro che alimentare e peggiorare la situazione, esasperando le divisioni. È incomprensibile”.

– Di recente qui al Cairo si è tenuto il quarto meeting del quartetto. Come valuta l’operato congiunto di Unione Europea, Unione Africana, Lega Araba e Nazioni Unite?
I meeting del quartetto mi ricordano gli incontri degli Amici della Libia del 2011, una commedia casalinga per salvare la faccia e le apparenze di fronte ai media, tra l’altro in modo ripetitivo e noioso, parlando di aumentare sicurezza e dare speranza. Chiediamo loro di togliere le mani dalla Libia. Essendo un paese africano, l’Unione Africana è l’unico partito in cui noi confidiamo nel suo interesse per la pace, la Libia è un membro fondatore e la carta costituzionale permette all’Unione di intervenire nel paese e mettere fine al conflitto”.

– Sappiamo che di recente ha scritto una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite sul rischio della diffusione di cancro in Libia. Ci sono novità?
Si ho mandato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite riguardo al disastro umanitario risultato dall’intervento NATO del 2011 che, come le dicevo, ha fatto ammalare 1 milione e 700 mila libici di cancro. Questo è confermato dai centri di ricerca di Germania e Francia. I Paesi della Nato responsabili di queste atrocità devono fornire supporto medico immediato. Ho fiducia nel Segretario Generale, Antonio Guterres, invito inoltre tutte le organizzazioni umanitarie, ambientaliste ed animaliste ad aiutarci a limitare il disastro, così come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad investigare”.

-Il Governo di Accordo Nazionale la scorsa settimana ha emesso una decisione con la quale invita tutti i rifugiati politici libici all’estero a tornare in patria. Vale anche per voi?
La realtà libica per le sue miserabili condizioni di vita, per il caro prezzo del pane e della benzina, per la mancanza di liquidità nelle banche ed il controllo del territorio in mano a bande armate non incoraggia il ritorno di un terzo della popolazione attualmente rifugiata all’estero. Siamo grati per questa decisione che deve essere supportata dall’amnistia generale emanata dal Parlamento”.

-Scandalo Sarkozy: è stato detto tutto? Ci sono altri politici che hanno ricevuto finanziamenti da Gheddafi?
Il popolo francese rifiuta di riconoscere di avere mai eletto Sarkozy. Lo scandalo è pieno di irregolarità, da Liliane Betancourt fino al file Qatar, compreso il Club St. Germain. Come ho sempre detto Sarkozy non è un’eccezione, così come non lo è la Libia. Tali vicissitudini fanno parte della democrazia occidentale a tutti i livelli, a partire dalle aziende fino ai privati. Noi vogliamo che il popolo francese chieda scusa per la distruzione e che persegua i responsabili di tali reati che hanno colpito tutti, in primis i rapporti bilaterali tra la Francia e Libia, gli interessi comuni, ma soprattutto per l’immigrazione clandestina, per le decine di migliaia di vittime, per gli attentati terroristici che hanno interessato l’Europa, comprese Nizza e Parigi. Quei terroristi sono usciti dalla Libia, questo è importante. Dobbiamo correggere i nostri errori e lavorare insieme per il futuro, riconoscendo che il colonialismo è un progetto fallito che non si addice a dei popoli civili e liberi”.

– Il 30 aprile ha dedicato sulla sua pagina Facebook, un bellissimo post all’anniversario della morte di Saif al-Arab. Quel giorno del 2011, Muammar Gheddafi fece un duro discorso contro l’Italia e Berlusconi, ci avete perdonato?
L’anniversario della morte di Saif al-Arab è un esempio dei 30 mila raid aerei della Nato sul nostro Paese. Noi dobbiamo perdonare, ma non dimenticheremo. Lo stesso vale per Silvio Berlusconi, lui aveva firmato con noi il Trattato di Amicizia, con il quale chiedeva scusa per gli orrori del periodo fascista, è stato l’unico leader della NATO a riconoscere l’errore pubblicamente. Accogliamo positivamente il suo ritorno sulla scena politica e ci auguriamo di poter cooperare con lui per correggere gli sbagli fatti e far in modo che l’Italia torni ad essere storicamente vicino e la pace vincerà”.

– Durante un recente viaggio in Libia abbiamo appreso che il popolo libico ha il forte desiderio di dimenticare il passato e guardare avanti, eppure in tantissimi giurano di votare Saif al-Islam Gheddafi se dovesse candidarsi alle elezioni. Come lo spiega?
Il nostro popolo oggi si morde le mani di pentimento per la pace, il desiderio di vita, la stabilità e il benessere di un tempo. Ha imparato una lezione forte ed ha capito che si è trattato di una trappola. Non accetterà più questi traditori che hanno venduto il loro paese. Ora noi dobbiamo continuare a lavorare con tutti per cercare di costruire un unico nuovo Stato per tutti i libici. Non aspiriamo al potere, ma accettiamo il sistema scelto dai libici. Non combattiamo per il dominio, ma stiamo cercando di recuperare una patria che ogni giorno ci sta sfuggendo sempre più dalle nostre mani. Lasciateci da soli…”.