Il “doppio uso” nell’industria della difesa, sicurezza e civile

di Giovanni Caprara

Ab-212 elicotteroLa minaccia asimmetrica del terrorismo e l’avvento di attori non statuali hanno cambiato le strategie di difesa ed anche il campo di battaglia è sostanzialmente diverso da quello normalmente concepito. A questo si aggiunge la crisi economica che ha costretto i governi a promuovere piattaforme duali atte ad operare in ambienti a bassa e media conflittualità.
La capacità militare e le aziende costruttrici tramite il termine “doppio uso” vogliono significare le tecnologie utilizzabili per il contemporaneo impiego in ambito militare e civile. Ciò determina la crescente interconnessione tra li settore civile, sicurezza e difesa soprattutto a livello industriale. Le nuove piattaforme rispondono a criteri che rispettano determinate norme di progettazione e sono strutturalmente costruite per soddisfare le diverse esigenze con regolazioni od aggiunte minime. Uno dei mezzi più versatili è l’elicottero, infatti Francia, Regno Unito ed Italia, anche se con approcci diversi, ne stanno implementando la propria flotta. I ruoli tradizionali per il velivolo ad ala rotante nella Forza Armata italiana sono: Combact; Combact Support e Combact Service Support. La dualità dell’elicottero diventa fattibile nel support e service support con l’inserimento di una protezione passiva nel progetto di base, ossia è presente il requisito “balistico” per la tolleranza al danneggiamento indotto da proiettili di piccolo calibro ed è stato migliorato il footprint, sia acustico, radar od infrarosso per abbassare la “detectable”.
Per quanto concerne la protezione attiva, il velivolo è in condizione di ospitare dispositivi certificati di plug-in, o meglio, è dotato specifiche armi per rilevare e contrastare un’eventuale minaccia. L’esempio migliore è nell’AB-212: in Italia è nato per scopi civili, ma il suo standard è elevato da sistemi di auto protezione attiva fino a classificarlo come un Elicottero da Supporto al Combattimento. L’evoluzione e la diversificazione dei teatri operativi hanno innalzato sia la necessità di proteggere le forze di terra, quanto il livello di rischio che il decisore politico e militare vogliono accettare.
In Italia l’accettazione del livello di rischio nelle missioni di peacekeeping e sicurezza interna ha un’importante ricaduta sui mezzi, e pertanto diventa imprescindibile il massimo livello di protezione per la componente elicotteristica. In questo è compresa anche la capacità di atterraggio su terreni accidentati e la facile manutenzione del mezzo in ambito operativo senza richiedere particolari attrezzature, ma con la precauzione che possano resistere in ambienti estremi e funzionare in sicurezza. Al contrario, nel settore civile gli atterraggi avvengono su terreni livellati e duri, pertanto l’elicottero duale dispone di un carrello che si adatta alle più diverse condizioni morfologiche che possono variare da un pantano al ponte di una portaerei.
Nella fase di progettazione l’elicottero duale dispone di architetture aperte che possano consentire l’imbarco di merci o personale civile, ed anche delle necessarie componenti atte a soddisfare l’impiego in ambito militare.
Le Forze Armate italiane traggono vantaggio dalla disponibilità di mezzi ready to fly quanto il settore civile, e quest’ultimo rappresenta un bacino importante nella quota di mercato dei velivoli ad ala rotante. Questo si traduce in un abbattimento dei costi sia in fase di costruzione che nei pezzi di ricambio, ma anche del supporto logistico. Infatti l’intero ciclo di vita di un elicottero ammonta dalle due alle quattro volte il costo dell’acquisto iniziale, ma con l’aumento della domanda civile e la predisposizione ai sistemi per compiti di combattimento, il prezzo di una singola piattaforma diventa più accessibile e rispondente sia ai budget della Difesa quanto a quello dell’ambito civile.