Il dramma della violenza nell’ambito famigliare

di C. Alessandro Mauceri –

Le polemiche sulla decisione della Duma russa di depenalizzare le violenze domestiche (in modo analogo a quanto fatto anche da altri governi, come quello italiano nel 2002) ha riportato l’attenzione dei media su questo problema. Un argomento che il Kiwanis International, che ha come proprio fine la tutela dei bambini, non può non prendere in considerazione.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite di qualche anno fa le violenze sulle donne sono un problema sottovalutato anche nei paesi più sviluppati: in Canada il 29% delle donne ha dichiarato di aver subito aggressioni fisiche dai sedici anni in poi da parte del partner. In Giappone, nel 1993, il 59% di un campione di 796 donne ha dichiarato di essere stato oggetto di maltrattamenti fisici da parte del partner. Nel Regno Unito un sondaggio ha rilevato che il 25% delle donne sono state colpite almeno una volta con pugni o schiaffi dal partner. E negli Stati Uniti d’America il 28% delle donne di un campione su scala nazionale ha dichiarato di aver subito almeno una volta atti di violenza fisica, sempre da parte del partner. I ricercatori affermano che tra il 40 ed il 60 per cento delle violenze sessuali nella famiglia vengono commesse contro ragazze di 15 anni o meno, senza differenze di regione o cultura.
Se l’attenzione si sposta in altri paesi ci si rende conto che si tratta di una vera e propria piaga globale. In India un’indagine ha rivelato l’esistenza di almeno 10mila casi di infanticidio femminile all’anno.
Se si guarda alla violenza sui minori la situazione è drammatica. A confermarlo è il rapporto dell’Unicef Hidden in Plain Sight, contenente dati su 190 Paesi e che documenta le violenze subite dai bambini anche nei luoghi in cui dovrebbero essere più al sicuro, come le scuole e le case. In 58 Stati il 17 per cento dei bambini è risultato essere stato oggetto di punizione fisica severa. E a livello globale,3 adulti su 10 ritengono che le punizioni corporali siano giustificabili nell’educazione di un bambino.
Sempre l’Unicef denunciava in un rapporto di qualche anno fa che sono tra 133 e  275 milioni i bambini che ogni anno assistono a violenze familiari. La violenza tra conviventi raggiunge percentuali allarmanti in moltissimi paesi come Cina, Colombia, Egitto, Messico, Filippine e Sud Africa, dove è più visibile la correlazione tra violenza contro le donne e violenza contro i bambini. Ma anche in India,  dove uno studio ha riscontrato che la violenza domestica raddoppia il rischio di violenza contro i bambini. Per ogni omicidio di minore si contano altre 20-40 vittime di violenze non mortali che richiedono trattamento ospedaliero.
Si tratta di un problema che è presente anche in Italia. Secondo i dati del ministero delle Politiche sociali su oltre 457mila minorenni in carico ai servizi sociali oltre 90mila sono stati vittime di maltrattamenti. In pratica un minore su dieci (con una percentuale leggermente più alta al sud e al centro, rispetto al nord). Spesso è proprio a casa o a scuola che i bambini diventano vittime di maltrattamento psicologico (50%) e di trascuratezza (58%), ma anche di violenza assistita (23%) ed abuso sessuale (18%). Proprio nei luoghi dove dovrebbe essere più protetti e al sicuro. E molte volte gli autori della violenza sono gli stessi genitori: in circa la metà dei casi sono entrambi i genitori a commetterla. Diverse le cause: conflittualità fra i genitori, separazioni difficili, estrema povertà, ma anche patologie mentali, dipendenza da droghe e alcool e altri. Terribili anche numeri sui neonati: secondo il rapporto Crimini contro l’infanzia, pubblicato dall’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto, nel 2014 sarebbero stati 600 i neonati vittime di abusi in Italia. “La drammatica realtà degli abusi sessuali e dei maltrattamenti sui bambini: l’abuso virtuale è un abuso reale. Le segnalazioni alle autorità giudiziarie in Italia e all’estero hanno permesso di avviare delicatissime indagini e un’attendibile mappatura mondiale su un crimine drammatico, violento, criminale che non risparmia nessuno”, è l’allarme lanciato dall’Osservatorio mondiale contro la pedofilia, Osmocop.
La verità è che in tutto il mondo i casi di violenza domestica continuano ad essere un problema sociale molto serio: donne e bambine soffrono e a volte muoiono a causa di pratiche tradizionali e culturali che sopravvivono grazie al conformismo culturale e sociale e a credenze religiose senza senso. Una situazione grave come dimostra il fatto che a tutt’oggi non esiste una definizione universalmente accettata della violenza contro le donne; la Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla Eliminazione della Violenza Contro le Donne del 1993 definisce la violenza contro le donne come “qualunque atto di violenza in base al sesso, la minaccia di tali atti, che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali, o psicologiche, coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata delle donne”.
E se non si sa nemmeno cosa è violenza domestica, allora non è possibile valutarne correttamente gli effetti. Non è un caso se questo problema non rientra ne’ negli obiettivi del millennio, i Millenium goals fissati nel 2000, ne nei Sustainable Development Goals lanciati nel 2016.