Il figlio di Gheddafi potrebbe salvare la Libia

a cura di Vanessa Tomassini – 

Riportiamo qui di seguito un editoriale di Mohamed Zayed e David Otto, pubblicato dal quotidiano britannico News Week, in cui si parla del ruolo del figlio del rais, Saif al-Islam Gheddafi in Libia. Mohamed Zayed è il presidente del Consiglio africano per lo sviluppo socioeconomico (AACSED) ed inviato speciale della squadra legale e tecnica di Saif Al-Islam Gheddafi. È considerato un esperto in materia di Libia e regione MENA, in risoluzione di conflitti, iniziative per la costruzione della pace, governo tribale, controterrorismo, contro insurrezione, antiriciclaggio. In passato si è occupato spesso del sostegno al terrorismo e alle milizie da parte degli sponsor dello stato. David Otto invece è il direttore di TGS Intelligence Consultants Ltd e del programma per la prevenzione della radicalizzazione e l’estremismo violento – Step In Step Out (SISO) – con sede nel Regno Unito. È anche Senior Counter Terrorism Advisor per Global Risk International.

“Il secondo figlio del compianto Muhammar Gheddafi, Saif Al-Islam, è uscito di prigione per la prossima elezione presidenziale del 2018 in Libia. Circa l’80% delle 140 potenti tribù e clan che detengono la forza politica in Libia si stanno attrezzando per sostenere Saif Gheddafi come l’uomo con il giusto carisma e l’esperienza per riunire la Libia dopo l’intervento, guidato dalla NATO, nel 2011 che ha visto la cacciata e l’uccisione di suo padre.
Le dinamiche storiche della Libia dopo la rivoluzione della Primavera araba del 2011 e alcune delle polemiche intorno all’era di Gheddafi costringono Saif Al-Islam ad affrontare una forte opposizione interna ed esterna da 15-20 tribù e milizie legate ad Al-Qaeda, oltre che dii gruppi dello Stato islamico in Libia, i quali rimangono ostili al ritorno di chiunque sia legato alla famiglia dell’ex Rais. Ma sorprendentemente, la reazione generale era e continua ad essere molto positiva all’interno delle cerchie che contano. Molte delle tribù chiave ritengono che Saif Gheddafi possa salvare la Libia da anni di lotte e instabilità. Il paese necessita di un leader che possa unificare la maggior parte, se non tutte le sue diverse tribù. Se Saif Gheddafi avanza una strategia convincente che può rivitalizzare il sistema della Jamahiriya (Stato delle masse) – questa volta in modo più moderato e democratico per allinearsi alle mutevoli influenze economiche e politiche – ha un’ulteriore possibilità di conquistare i cuori e le menti dei libici.
L’economia del paese ha bisogno di essere rivitalizzata. Pertanto, la sua politica di riforme economiche, i programmi di ricostruzione nazionale e di sviluppo devono mostrare il potenziale per riportare la Libia tra paesi con un certo peso a livello globale. I libici si aspettano che Saif Gheddafi ripristini i programmi sociali che sostengono la famiglia, l’istruzione e l’assistenza sanitaria, questo è infatti ciò che i cittadini comuni rimpiangono dall’era di Muammar Gheddafi. L’ex Rais ha infatti ha mantenuto la Libia stabile ed economicamente potente grazie alla sua intelligente padronanza della mentalità tribale in Libia, Saif Gheddafi viveva sotto questo sistema ed ora ha l’occasione di migliorare per replicare, e allo stesso tempo modernizzare, le virtù di suo padre, attraverso un governo democratico che permetta al sistema Jamahiriya di contare su gerarchie locali, regionali e nazionali di tribù che in passato rispondevano al presidente. La politica estera sarà molto complessa a causa di interessi esterni in conflitto ed i contrasti in Libia. Come Saif Gheddafi usi la sua esperienza nella diplomazia per gestire attori chiave come Russia, Cina, Stati Uniti, Nazioni Unite, NATO, UE, Regno Unito, Francia, Qatar ed Egitto sarà quindi cruciale; la sua più grande sfida sarà quella di contrastare il terrorismo in Libia e nella regione, una situazione esacerbata dai jihadisti in fuga dalla Siria e dall’Iraq, ma con la sua esperienza internazionale di sensibilizzazione e governance e come unificatore e sostenitore regionale per la pace, avrebbe maggiori possibilità di chiunque altro su una strategia di “antiterrorismo sostenibile”.
Saif Gheddafi affronta una forte competizione interna con il Governo di Accordo Nazionale (GNA), appoggiato dall’ONU, a Tripoli e l’alleanza dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) al parlamento di Tobruk sotto il Generale Khalifa Haftar a est. Haftar sembra l’alleato più probabile per Saif Gheddafi, a causa degli stretti legami con l’Egitto, la Cina e la Russia e la sua posizione contro le milizie locali e gli jihadisti radicali legati all’ISIS e Al-Qaeda in Libia. A questo punto, l’Occidente è disposto a sostenere qualsiasi leader che possa salvarlo dalla crisi dei rifugiati e dalla situazione di instabilità, al servizio dell’interesse di tutte le parti. Per quanto buona possa essere l’intenzione dei paesi europei e degli Usa, i la popolazione libica è molto contraria ai sistemi di governo prescritti dagli stranieri: per riconquistare la pace e la stabilità, il popolo della Libia deve quindi sentirsi sicuro di avere il pieno controllo del proprio paese senza alcuna influenza estera. Un sistema governativo di successo dovrà assumere la forma di una versione moderata del sistema tribale di Jamahiriya. Se gli è permesso di candidarsi alla presidenza nonostante un’accusa del 2011 da parte della Corte penale internazionale (CPI) su presunti crimini contro l’umanità, Saif Gheddafi potrebbe probabilmente essere il leader di una governance di maggioranza scelta durante un’elezione libera ed equa. Per il resto, lasciamo che vinca il migliore”.