Il peso di Obama nella riorganizzazione della strategia in Afghanistan

di Manuel Giannantonio

Obama consiglio sicurezza usa fuoriIl ruolo del presidente degli Stati Uniti è preponderante nella ridefinizione degli orientamenti strategici in Afghanistan. La sua importanza nella presa delle scelte è più importante del presidente del Consiglio nazionale di sicurezza, tradizionalmente incaricato di consigliare il presidente sui fattori militari, interni ed internazionali. Nel 2009 incarnava un ruolo di secondaria importanza, di conseguenza l’influenza dei responsabili politici e militari è oggi fortemente limitata dalla struttura centralizzata del processo decisionale.
Tuttavia il metodo ha condotto a soluzioni dal risultato non così efficace sul territorio. Nel 2009 i dibattiti nel governo Barak Obama sui nuovi orientamenti della guerra in Afghanistan vedono affermarsi il ruolo preponderante del presidente Obama nella presa delle scelte. I responsabili politici invece trovavano difficoltà nell’influire sulle stesse scelte e sul processo decisionale in generale. Sono nate da questa esigenza alcune strategie per avanzare i loro punti di vista. Nello stesso anno due gruppi si formano all’interno dell’amministrazione Obama e si oppongono a lungo sui dibattiti circa la strategia da adoperare in Afghanistan.
Il primo gruppo formato dal vice presidente Joe Biden e la maggior parte dei membri della Casa Bianca quali David Axelrod, James Jones (presidente del Consiglio nazionale di sicurezza) e Thomas Donillom (presidente aggiunto del Consiglio nazionale di sicurezza), che sostengono la manovra in Afghanistan e le operazioni antiterrorismo. Più recentemente questo gruppo ha manifestato la sua approvazione alle operazioni antiterrorismo che sprona l’invio di un numero ridotto di uomini.
Il secondo gruppo raccoglie gli esperti della Difesa come Robert Gates (segretario della Difesa), David Petraeus (comandante centrale degli Stati Uniti), Stanley McChrystal (comandante delle forze statunitense e della Nato in Afghanistan), ma anche Hillary Clinton (Segretario di Stato in quel periodo). Stimano che debba essere applicata una soluzione di natura politica per stabilizzare il paese. In questa prospettiva solo una campagna di contro-insurrezione può permettere di raggiungere l’obiettivo a lungo termine.
I giochi burocratici messi in atto dai due principali gruppi al fine di influenzare la scelta del presidente evidenziano i gradi di efficacia variabili. Da una parte l’impiego di strategie integrate, che consistono nell’influenzare il processo decisionale alterando le informazioni disponibili per chi compie le scelte: sia in maniera restrittiva, restringendo il cerchio intorno al presidente; sia in maniera estesa, dando visibilità agli elementi complementari di riflessione, attraverso i rapporti per esempio.
Tra le strategie integrate, il rapporto di Robert Gates sembra relativamente efficace, poiché ha probabilmente influenzato il presidente ad accordare un rinforzo delle truppe supplementari sul territorio per permettere la messa in atto di una contro-insurrezione. L’efficacia di questa metodologia spiega in parte lo stile del presidente Obama, certamente sensibile all’approccio analitico dei suoi collaboratori. Emergono anche strategie di accerchiamento che consistono nell’appoggiarsi ad elementi esterni dell’amministrazione Obama per influenzarne l’opinione.
Sono nella maggior parte dei casi impiegate nei confronti dei responsabili militari e si concretizzano attraverso dichiarazioni pubbliche. La struttura e la composizione della squadra di Obama testimonia la volontà dello stesso presidente di esercitare una forza determinante sul processo decisionale e di minimizzare i potenziali blocchi provenienti dall’opposizione repubblicana. Lo stile di gestione di Obama ha un impatto maggiore sul potere decisionale dell’amministrazione. Obama si distingue per l’applicazione di un sistema di gestione competitivo che privilegia la libertà d’espressione dei consiglieri per esporre al presidente una varietà di punti di vista.
Questo sistema accresce la concorrenza delle idee tra i responsabili. Pertanto, la forte centralizzazione del potere decisionale nelle mani del presidente accentua la preminenza del potere esecutivo nella stessa amministrazione. I responsabili politici sono sostanzialmente relegati al ruolo centrale che conserva Obama. Le responsabilità politiche sembrano relegate a funzioni esecutive, cosa che riduce la portata dei giochi burocratici.
Concludendo, il ruolo del presidente nella ridefinizione degli orientamenti strategici in Afghanistan e non solo è preponderante. L’importanza nella presa di posizione decisionale del presidente è più forte del Consiglio di sicurezza.
Di conseguenza il potere d’influenza dei responsabili politici e militari è fortemente limitato dalla struttura centralizzata del processo decisionale e nonostante le differenze strategiche messe in atto. Inoltre, è evidente che non vi è una reale opposizione tra i responsabili civili e militari circa questo soggetto, poiché i gruppi opposti sulla strategia in Afghanistan raggruppano civili e militari.