India. Il coming out del principe Manvendra Singh Gohil contro la penalizzazione e l’Hiv

di C. Alessandro Mauceri –

Qualche anno fa Manvendra Singh Gohil ha sconvolto i media diventando il primo membro della famiglia reale a dichiararsi apertamente gay. Membro di un clan reale e erede al trono di Rajpipla in Gujarat, Gohil ora ha deciso di utilizzare la propria notorietà per ridurre il rischio di diffusione del virus dell’AIDS tra la comunità gay. Un gesto che ha destato grande scalpore dato che nel suo paese i rapporti sessuali tra omosessuali sono considerati reato.
“La gente sostiene che l’omosessualità sia parte della cultura occidentale, ma la cosa è assolutamente sbagliata”, ha affermato Gohil in un’intervista citando il Kamasutra e le sculture presenti in molti templi in tutto il paese. Ha poi aggiunto che “E l’ipocrisia della nostra società rifiutarsi di accettare questa verità. E questo che mi ha spinto ad agire apertamente e dire al mondo ‘Io sono gay, e allora?’. E sono fiero di esserlo”.
Secondo Gohil sarebbe proprio la legge che in India vieta gli atti omosessuali ad aver contribuito alla diffusione del virus HIV nel paese.  Tra le iniziative lanciate per promuovere pratiche sessuali più sicure vi è la proposta di “tenere le confezioni di preservativi nei bagni pubblici, e appenderli sugli alberi nei parchi pubblici”.
Oggi in India, secondo le Nazioni Unite, nonostante sia in calo si registra il terzo più alto numero di casi di AIDS al mondo: nel 2015 sono stati circa 2,1 milioni.
Nel paese i reati omosessuali erano stati depenalizzati nel 2009 dopo una sentenza dell’Alta Corte di Delhi che aveva stabilito che questa limitazione costituiva una violazione dei diritti fondamentali della persona. Nel 2013 tuttavia, la Corte Suprema ha annullato la sentenza affermando che il compito di cambiare le leggi è dei legislatori e non dei giudici. Sebbene si tratti di una legge raramente applicata, le polemiche al riguardo non sono mai cessate. Solo recentemente, con l’intervento di Gohil, la questione è tornata alla ribalta. È stato presentato un nuovo disegno di legge mirante a combattere la discriminazione in qualsiasi forma, come quella che vieta agli omosessuali l’accesso ai luoghi pubblici, pena fino a due anni di reclusione e una multa.
Anche sulla nuova norma tuttavia non mancano le polemiche: gli attivisti contestano la clausola che imporrebbe alle persone di sottoporsi a test per determinare il proprio genere. Cosa questa che violerebbe la sentenza del 2014 della Corte suprema che permetterebbe a chiunque di autodefinire il proprio genere.