India. Kashmir: violente proteste degli studenti e repressioni da parte delle autorità

di C. Alessandro Mauceri –

Non si placano le proteste nella regione pakistana del Kashmir occupato. Dal 1947, dopo la fine del governatorato britannico, questa regione è divisa tra l’India e il Pakistan ed entrambi i paesi rivendicano il territorio nella sua interezza.
Da una settimana centinaia di studenti organizzano manifestazioni e proteste contro l’uso della forza bruta adoperata dalle truppe indiane all’interno degli atenei e scontri sono stati registrati nella zona di Banihal. Qui studenti di varie scuole e università hanno invaso l’autostrada Srinagar-Jammu, ma la protesta si sta estendendo a macchia d’olio dopo che l’Unione degli studenti universitari del Kashmir (un corpo studentesco vietato) aveva invitato tutte le università a protestare dopo che più di 50 studenti erano stati feriti sabato negli scontri con le forze dell’ordine in un collegio nella città di Pulwama del sud del Kashmir.
Numerosi studenti hanno marciato per le strade a Kangan, Pattan e Bandipore e hanno organizzato sit in contro il comportamento adottato dalle forze indiane al Pulwama College e le conseguenti brutalità sugli studenti. L’associazione dei tribunali di Alto tribunale di Kashmir in una dichiarazione ha definito “ingiustificata” l’affermazione del procuratore generale indiano che aveva preso le difese delle truppe che secondo le prime ricostruzioni avrebbero legato un giovane ad un fuoristrada e lo avrebbero utilizzato come “scudo umano” per proteggersi dai manifestanti che lanciavano pietre.
In una dichiarazione congiunta emessa a Srinagar, gli studenti hanno chiesto il permesso di protestare pacificamente, affermando che era stata adottata una legge marziale “non dichiarata”. E almeno 100 studenti sono rimasti feriti durante gli scontri nel Kashmir indiano. I leader della protesta hanno anche criticato aspramente l’amministrazione per aver invaso le università e con una violenza ingiustificata: sono stati usati lacrimogeni e proiettili di gomma che hanno causato decine di feriti nelle aree di Ajas, Hariganiwan, Chattergul e Goshbug.
Le manifestazioni hanno però un respiro più ampio: lo sceicco Mohammad Yousuf è ancora detenuto in base alle norme sulla sicurezza pubblica.
Con una dichiarazione l’Unione degli studenti ha affermato che l’azione della polizia aveva come scopo quello di reprimere la protesta ma anche di impaurire i manifestanti. “Qui ci troviamo di fronte all’oppressione, da un anno stiamo affrontando l’oppressione, non tollereremo questa oppressione, non possiamo tollerare di più”, ha dichiarato uno dei manifestanti al media pnarabo al-Jazeera.
Anche il segretario generale dell’APHC, Shabbir Ahmad Shah, ha denunciato abusi e violenze da parte delle autorità contro gli studenti.
Da decenni gruppi ribelli del Kashmir indiano combattono il controllo dispotico esercitato dall’esercito e dalla polizia, chiedendo l’indipendenza o una fusione con il Pakistan. L’India dal canto suo accusa il Pakistan di sostenere i separatisti, ma le accuse sono state negate da Islamabad. Gli incontri tra ribelli e forze governative si sono inaspriti a luglio scorso, dopo l’uccisione di un leader ribelle da parte delle forze governative indiane. Nelle ultime settimane, gli scontri nel Kashmir si sono ulteriormente inaspriti dopo l’assassinio di otto persone da parte di forze di polizia e paramilitari durante le elezioni.