Iran. E’ sempre più emergenza acqua e povertà

di C. Alessandro Mauceri

Nessuno o pochi raccontano oggi del dramma che sta attraversando l’Iran a causa della scarsità dell’acqua, per cui in diverse aree si parla di siccità, anche perché accade che la poca che c’è venga usata male.
In molte aree si sta passando da periodi di siccità (eventi irregolari e occasionali) a una desertificazione fissa: i laghi si prosciugano e i fiumi sono in secca da troppo tempo. Diverse le cause di questi fenomeni. Ai problemi climatici globali ormai ben noti, in Iran si sono verificati altri fattori che hanno reso la situazione ancora più grave, primo fra tutti la crescita della popolazione che negli ultimi 20 anni è raddoppiata, e ciò ha causato un aumento esponenziale della domanda di risorse idriche potabili. A questo si aggiunge l’arretratezza dell’agricoltura: per sfamare tutta questa popolazione gli iraniani isolati da gran parte del mondo anche a causa delle sanzioni e dell’embargo hanno fatto ricorso a metodi di coltivazioni spesso antiquati che comportano enormi sprechi di risorse idriche.
Ultimo ma non meno importante il problema legato alla cattiva gestione delle risorse disponibili: in alcune zone c’è abbondanza d’acqua mentre soffrono la sete. La conseguenza di tutto questo è che al nord, al confine con l’Azerbaigian, sono molti i bacini idrici che presentano problemi, come il lago Urmia che si riduce sempre più o il fiume Zaiandè prosciugato per irrigare le zone circostanti.
Ma in Iran i problemi non sono solo ambientali: il degrado sociale e la povertà hanno raggiunto livelli inimmaginabili: la povertà estrema è tremendamente diffusa e la situazione dei senzatetto è ormai all’eccesso: a Teheran, la capitale, il mese scorso alcune decine di senzatetto hanno occupato i loculi inutilizzati del cimitero. Uomini, donne e bambini, non avendo altro luogo dove andare, hanno cercato riparo nelle tombe vuote. Morti viventi come li ha definiti la stampa, gente di ogni tipo, dai tossicodipendenti a persone indigenti, costretti a vivere all’interno di loculi. Un fenomeno che le autorità non sono riuscite ad arginare e che continua a peggiorare giorno dopo giorno.
Risultato di una crisi economica che, in barba all’immagine di paese in crescita fornito dal premier Hassan Rohani durante la sua ultima visita in Italia, ha seri problemi prima di tutto finanziari, per cui il cambio della moneta nazionale continua a scendere, tanto che nel confronto con il dollaro, in meno di sei mesi, il rial, la moneta iraniana, ha perso il 20% del proprio valore.
Frutto delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea al paese, certo, ma non solo. In un decennio il cambio rial-dollaro è passato da 9.200 a 41.600 con un deprezzamento di circa il 450 per cento.
Le conseguenze sull’economia nazionale sono state (e continuano ad essere) gravissime: il tasso di disoccupazione è elevato, quello giovanile supera il 27%, il prezzo delle materie prime continua a crescere e l’aumento del prezzo del petrolio e del dollaro rende i beni primari sempre più costosi. Una situazione che certamente favorisce gli scambi con l’estero, ma che ha messo allo stremo delle forze il paese e i suoi abitanti. Al di là dell’immagine di paese in crescita che se ne danno i media.

Foto: Presstv.ir