Irlanda. Stravince il “sì”: l’aborto è legale

Dopo il matrimonio gay e il referendum di oggi si prospetta un paese dall'impostazione laica.

di Elisabetta Corsi

Vittoria schiacciante del sì in Irlanda al referendum sull’aborto, dove gli exit poll ma anche gli antiabortisti hanno già riconosciuto la vittoria dei favorevoli con almeno il 70 per cento, un esito che porterà alla cancellazione dell’ottavo emendamento della Costituzione e alla riscrittura di una nuova legge da parte del Parlamento. Ma anche a una ridefinizione dell’identità nazionale della cattolicissima Irlanda, da sempre molto conservatrice, se si pensa che la contraccezione è diventata legale solo nel 1985.
Una svolta storica per l’Irlanda, dove le donne non potevano abortire se non, com’era stato previsto con il referendum del 1983 e poi della legge del 2013, in casi eccezionali tra cui il rischio per la vita o la salute della madre tra cui il suicidio. Le donne irlandesi erano così costrette ad andare all’estero, in particolare in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi, mentre l’alternativa era operare in clandestinità, da sole e senza il sostegno della famiglia o di conoscenti. Le donne che abortivano per loro scelta rischiavano fino a 14 anni di carcere e severe pene anche per il medico che praticava l’interruzione della gravidanza, in un quadro legislativo che tutelava maggiormente i diritti del nascituro rispetto a quelli della madre.
Con la nuova legge sarà possibile abortire prima delle dodici settimane di gravidanza senza particolari giustificazioni, ma anche dopo questo periodo in determinate circostanze tra cui il rischio per la vita della donna o il caso di anomalie del feto. Oltre questo dovranno essere previsti negli ospedali più medici non obiettori e quindi che si presteranno all’interruzione di gravidanza.
La consultazione è stata fortemente voluta anche dal primo ministro irlandese, Leo Varadkar, che ha indetto il referendum come un’assunzione di responsabilità collettiva, cioè di smettere di criminalizzare le donne che scelgono di abortire ma mostrare loro empatia.
La concentrazione più alta dei “sì” è stata nella capitale Dublino con oltre il 76 per cento, ed il referendum è arrivato dopo che tre anni fa fu approvato il matrimonio gay, segno di un percorso di un popolo che ormai si è lasciata alle spalle la nomea di ipercattolico.
A favore della liberalizzazione e legalizzazione dell’aborto si sono espressi tutti i principali partiti, e l’occasione ha visto molti irlandesi rientrare dall’estero per il voto, specie dopo che Varadkar ha affermato che “il referendum è una possibilità che si presenta una volta sola per generazione.
Contro si sono espresse le formazioni più cattoliche e i vari movimenti, da quello Per la Vita a Save the 8th, il cui leader John McGurick ha già ammesso la sconfitta. L’impressione è stata comunque che le leadership cattoliche si siano in qualche modo defilate, anche perché azzoppate per anni dagli scandali sulla pedofilia dei preti.