Israele. Abbattimento dell’F16: Putin dà garanzie a Tel Aviv

di Giovanni Caprara

Il protezionismo russo verso la governance siriana è ad un punto di svolta: il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che sarà il garante di Israele su una possibile azione militare iraniana verso Israele. La decisione segue la reazione di Tel Aviv all’abbattimento del caccia F-16 lo scorso 10 febbraio mentre colpiva obiettivi iraniani in Siria, un evento inconsueto che non accadeva da 36 anni, e dopo il rafforzamento delle truppe statunitensi al confine con l’Iraq. Israele non ha più la supremazia aerea dell’area del Vicino Oriente, ma non a causa della perdita dell’aeromobile, quanto per lo schieramento dei velivoli da combattimento russi Sukhoi 57, che sono più performanti dei “Sufa” e forse anche degli F-35.
L’F-16 non sembra essere stato abbattuto perché non più in grado di difendersi dalle batterie missilistiche, ma per un eccesso di sicurezza dell’equipaggio rimasto incautamente ad una quota di volo tale da poter essere colpito. La ritorsione israeliana ha provocato danni ingenti, infatti pare che siano state distrutte il 40% delle postazioni di difesa aerea siriana, in particolare quelle a sorveglianza del confine con Israele e Libano, e la base aerea T4 di Palmir.
Pertanto i velivoli russi sono l’unica piattaforma con capacità di contrasto alle azioni militari israeliane. La superiorità aerea pone di fatto Putin in condizioni di poter governare l’intera area, sempre che lo scontro non si estenda agli F-22 statunitensi.
La garanzia di pace offerta dai russi limita l’escalation regionale concentrandola alla Siria, ma la mossa politica è di più ampia portata: continuare a sostenere Teheran ed al-Assad senza alzare il livello di scontro con gli altri attori regionali, circoscrivere l’influenza statunitense bloccandone le ingerenze politico-militari, prevenire le azioni di disturbo israeliane ed infine mostrare a quest’ultimi che gli Stati Uniti non sono l’unica potenza nell’area.
Di fatto la geostrategia di Putin tende a difendere le istallazioni militari in territorio siriano contro gli Stati Uniti ed Israele, assicurando al contempo ai suoi due competitors che non avverrà una escalation militare a seguito delle truppe iraniane che potrebbero approfittare della confusione per attraversare la Siria e giungere nel Golan e poi nel Libano. Sarà difficile sostenere e controllare contemporaneamente la teocrazia iraniana, ma dalla riuscita di questa operazione dipenderà l’equilibrio mondiale.