Israele. Gli Usa porteranno l’ambasciata dove vorranno, ma per l’Onu la capitale resta Tel Aviv

di Guido Keller –

Ne ha dovuti raccogliere tanti di nomi l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley in occasione del voto su Gerusalemme Est. Solo pochi giorni fa Haley aveva infatti minacciato che ”Gli Usa prenderanno i nomi” di tutti quei Paesi avrebbero votato contro l’iniziativa Usa di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, e quello di oggi al Palazzo di Vetro è stato un voto schiacciante: 128 paesi (tra cui l’Italia), hanno infatti votato la mozione presentata da Turchia e Yemen, in 35 si sono astenuti e solo in 9, cioè Usa, Israele, Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, e Togo, si sono schierati per Gerusalemme capitale. Tra gli astenuti vi sono Tra gli astenuti ci sono Argentina, Australia, Benin, Butan, Bosnia-Erzegovina, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Sud Sudan, per cui le potenze che contano si sono opposte alle politiche di Trump e di Israele in nome di un processo di pace che deve essere il più possibile equo. Presentando la mozione, l’ambasciatore yemenita Khaled Hussein Mohamed Alyemany, ha definito l’iniziativa del presidente Usa “una palese violazione dei diritti del popolo palestinese e delle nazioni arabe, e di tutti i musulmani e cristiani nel mondo”.
Al voto dell’Assemblea generale si è arrivati dopo che lo scorso 19 dicembre gli Usa avevano posto il veto ad una simile proposta di risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dall’Egitto, ed in 14 su 15 (Cina, Usa, Gb, Francia, Russia, Egitto, Giappone, Senegal, Ucraina, Uruguay, Bolivia, Etiopia, Kazakistan, Svezia, Italia) si erano schierati contro Gerusalemme capitale di Israele.
L’opinione diffusa è infatti che tutto debba passare attraverso un processo di pace condiviso, e la proposta dell’Unione Europea, sostenuta anche dall’Italia, è quella di Due popoli, due stati, magari con Gerusalemme capitale di entrambi. Processo di pace dal quale difficilmente saranno esclusi gli Usa, principale alleato di Israele, al contrario di quanto hanno affermato nei giorni scorsi i palestinesi e gli esponenti dei paesi islamici e ribadito oggi nell’Assemblea dal ministro degli Esteri palestinese Riyad al Maliki, per il quale “l’iniziativa degli Stati Uniti non influenzerà lo status di Gerusalemme, ma colpisce il ruolo degli Usa come mediatore di pace”.
A differenza del Consiglio di sicurezza, all’Assemblea generale gli Usa non hanno potuto porre il veto in quanto facoltà non prevista, per cui ora potranno portare la loro ambasciata dove vorranno, ma per la comunità internazionale la capitale di Israele resta Tel Aviv.
Caustico il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che nei giorni scorsi dava come israeliana l’intera Gerusalemme, compresi i luoghi sacri: “Gerusalemme è la nostra capitale e sempre lo sarà”, ha esclamato a seguito del voto e quindi rigettando l’”assurda” risoluzione dell’Onu. “Apprezzo – ha continuato “Bibì” – il crescente numero di Paesi che hanno rifiutato di partecipare a questo teatro dell’assurdo. Ringrazio Trump per la forte difesa della verità”.
Per l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia. Nessuna risoluzione ci farà andare via da Gerusalemme”, mentre nel suo intervento Nikki Haley si è data ancora alle minacce affermando che “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, e questo è ciò che è giusto fare” e che “questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno, ricorderanno il giorno in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana. Questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu e i Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo voto”.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu si è riferito all’atteggiamento della Halley e quindi degli Usa accusandoli di “bullismo”, dal momento che “Prima di questo incontro, uno Stato membro delle Nazioni unite ha minacciato tutti gli altri membri, è stato chiesto a tutti di votare contro la risoluzione per non subire conseguenze”. “Non ci lasceremo intimidire – ha continuato Cavusoglu – ed il mondo è più grande di cinque nazioni. Potete essere forti, ma ciò non vuol dire che abbiate ragione”.