Israele. Nuovo arresto per il deputato al-Razaq

di Gianluca Vivacqua

Trent’anni di conflitto israelo-palestinese, tre immagini simbolo. Prima intifada (1987-93): la rivolta dei balilla palestinesi (beh, magari molti di essi erano anche un po’ più cresciuti del Perasso di pre-risorgimentale memoria). Seconda intifada (2000-05): i kamikaze cisgiordani, emulatori del mito dei maestri di al-Qaeda. Terza (probabile) Intifada, a partire dal mese in corso, nonostante se ne parli praticamente dal 2008: gli assaltatori della Spianata delle Moschee con le armi fabbricate artigianalmente.
Tra una rivolta e l’altra, mentre a morire in prima linea c’erano quasi sempre combattenti giovani e non professionisti (la Guardia Nazionale Palestinese, porzione minoritaria dell’Esercito di Liberazione Palestinese controllato dalla Siria, dal 1994 ha più che altro compiti di forza di sicurezza), una generazione di leader politici si temprava, nell’ombra, accumulando un arresto dopo l’altro. Parliamo nello specifico della leadership di Hamas, il movimento para-terroristico nato proprio nel corso della Prima Intifada. Quei capi, alcuni dei quali tutt’altro che esordienti, non hanno assolutamente perso il gusto delle cure fortificanti dietro le sbarre ebraiche.
Risale al 22 luglio la notizia secondo cui in un blitz israeliano in Cisgiordania tra i 25 leader e funzionari arrestati di Hamas ci sarebbe anche un deputato, Omar Abd al-Razaq, che è appunto una vecchia conoscenza delle davidiche galere. Anche se la notizia non ha trovato ancora una conferma definitiva da parte dell’esercito, nulla ci impedisce di provare a tracciare una breve “fedina penale” del parlamentare palestinese. al-Razak, come detto, non è nuovo alle manette dello Stato israeliano: fu già arrestato una volta, infatti, nel 2006, e rilasciato due anni dopo. Cenni più particolareggiati su quel rilascio si possono ancora trovare su Internet, precisamente in un articolo online del Jerusalem Post datato 6 agosto 2008. Nel pezzo si legge che al-Razaq venne liberato nell’ambito di un accordo segreto tra Hamas e il governo di Olmert finalizzato ad uno scambio di prigionieri, insieme ad altri due esponenti dello stesso movimento, Muna Mansour, deputato (nel testo originale è legislator, variante di deputy), e Issa al-Jabari, ministro per la Decentralizzazione. Anche al-Razaq a quei tempi era ministro: il dicastero che dirigeva era quello, cruciale, delle Finanze. A differenza di quest’ultimo, al-Jabari venne nuovamente tratto in arresto dalle forze israeliane all’inizio dello scorso anno, ad Hebron, insieme ad un membro del Consiglio legislativo (nome del Parlamento palestinese), Hatem Qafisha. Per al-Razaq, invece, non c’erano state altre disavventure con il braccio violento della legge israeliana, almeno fino al blitz di ieri, scattato, com’è facilmente comprensibile, nell’ambito delle misure straordinarie adottate in conseguenza dell’attentato del 14 luglio. Dopo essere stato rilasciato egli non ebbe più incarichi ministeriali (quando cadde la prima volta in mano israeliana, comunque, non era titolare del dicastero economico che da qualche mese) e tornò ad essere un semplice eletto dal popolo. C’è da notare infine che tra gli arrestati del 22 luglio ci sono anche altre persone che, proprio come l’ex ministro, avevano già beneficiato di un rilascio sulla base di uno scambio di prigionieri: le nostre fonti, però, non ci danno modo di sapere con esattezza a quale epoca risalgano l’arresto e la carcerazione di queste altre persone.