Israele. Scoppia la polemica sui migranti africani: Netanyahu li vuole reinsediare in Italia e Germania

di Enrico Oliari

Nella serata di ieri la Farnesina ha smentito le notizie, date da diversi media nel corso della giornata, di un accordo nell’ambito del patto bilaterale tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione, che prevederebbe la distribuzione in 5 anni nell’Unione Europea (e quindi anche in Italia) dei migranti africani che Tel Aviv si è impegnata a non respingere.
Il caso dei migranti africani, tra cui numerosi ebrei eritrei, che sono entrati in Israele preoccupa non da oggi il governo, e già nel 2015 il premier Benjamin Netanyahu aveva fatto costruire una barriera anti migranti lungo il confine con la Giordania, che andava a proseguire quella già esistente con inizio presso la città di Eilat, sul mar Rosso: “Israele – aveva spiegato il premier – non è indifferente alla tragedia umana dei profughi africani, ma Israele è uno Stato piccolo, molto piccolo, che non ha una profondità demografica e geografica ed ecco perché dobbiamo controllare le frontiere”.
Nel 2012 numerosi intellettuali, tra cui gli scrittori Amos Oz, Yoram Kenyuk, Sami Michael e Yehoshua Sobol, il filosofo Yirmiahu Yovel e la cantante Noa, avevano sottoscritto un appello contro l’espulsione dei migranti africani.
L’accordo con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati annunciato ieri dal governo Netanyahu riguarda 16mila richiedenti asilo africani attualmente in Israele e prevede il loro trasferimento nei paesi occidentali: lo stesso premier ha parlato di “reinsediamenti” in Italia, Germania e Canada.
Contestualmente alla reazione della Farnesina c’è stata quella del ministero dell’Interno tedesco, il quale ha reso noto che “non si è a conoscenza di una richiesta concreta relativa a una presa in carico di rifugiati che vivono in Israele, in particolare originari di Paesi africani”. Lo stesso ministero ha comunque fatto notare che “la Germania ha rispettato in modo completo i suoi impegni umanitari in questi ultimi anni in materia di accoglienza dei rifugiati e lo farà anche in futuro”.
Fino ad oggi Israele, che è sostanzialmente formato da rifugiati provenienti soprattutto dall’Europa post-bellica, ha provveduto al rimpatrio “volontario” dei migranti africani offrendo loro 3,500 dollari e il viaggio in aereo, ma l’alternativa è la detenzione in carcere.
Nonostante questo negli ultimi anni sono continuati ad entrare in Israele migranti provenienti specialmente dall’Africa orientale, in fuga dalla fame, dalle guerre e dalle dittature.
Carlotta Sami, portavoce in Italia dell’Unhcr, ha poi precisato su Radio Rai che “L’accordo con Israele non prevede indicazione di quali siano i Paesi in cui verranno mandati i migranti. Questo dipenderà da accordi successivi che faremo con ogni singolo Paese che sia disposto ad accoglierli. Non c’è nessun accordo con l’Italia. Ci sono alcuni casi di persone con parenti in Italia e che, dopo un accordo con il governo italiano, potrebbero essere riunificati con le famiglie, ma anche questi eventuali ricongiungimenti devono essere verificati con il governo italiano”.
La polemica sembra poi essersi chiusa quando in Italia era ormai notte: Netanyahu ha infatti scritto sulla sua pagina Facevook che, di fronte alle critiche arrivate da un po’ ovunque, l’accordo con l’Unhcr è stato sospeso.